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Conrad Keely – Original Machines

originalmachinesChe Conrad Keely avesse eccellenti doti compositive lo si era già ampiamente capito con i suoi …And You Will Know Us By The Trail Of Dead, che possono essere tranquillamente annoverati tra le band più sottovalutate dell’ultima decade. Arrivato a 44 anni all’inevitabile episodio solista, l’artista anglo-americano-thailandese-cambogiano (cittadino del mondo, insomma) riesce a sorprendere con un album che rappresenta una delle più belle sorprese musicali di questo inizio 2016.

Inevitabile che l’atmosfera che si percepisce sia complessivamente più soft rispetto alle furenti schitarrate made in Trail Of Dead, ma Keely va brillantemente oltre la classica formula del disco solista intimo e acustico. Come? Sperimentando tantissimo, a cominciare dalla formula inedita: una quantità enorme di brani (ventiquattro!) resa più fluida dalla loro breve durata, per un totale di 55 minuti. Si potrebbe facilmente pensare ad un caotico e mal sviluppato campionario di suoni e idee, invece il disco miracolosamente funziona: parecchie canzoni avrebbero probabilmente meritato un minutaggio maggiore e un giro di ritornello in più, ma a rendere l’album godibilissimo è proprio la sua inedita intensità.

In un simile calderone, altro punto forte è la varietà stilistica: Conrad, come detto prima, sperimenta parecchio, sapendo di poter stavolta esprimersi anche in percorsi sonori poco consoni ai Trail Of Dead. Ecco dunque tanti episodi synthpop (la title track, Lost The Flow, Row Away), pop rock (Warm Inserruction, Spotlight On The Victor) e alcuni deliziosi intervalli strumentali (Waimanalo Drive e la folle Marcel Was Here), tutti accomunati da una innegabile densità di qualità.

A costo di essere ripetitivi, va però detto che – come spesso accade anche nei dischi dei Trail Of Dead – il meglio Keely riesce a darlo nelle ballad in salsa Beatles, amore mai troppo celato da parte del nostro: In Words Of A Not So Famous Man e Out On The Road sono merce delicata e rara al giorno d’oggi, chiaro segnale di un’ispirazione artistica che tarda a morire. E alla quale noi non possiamo che augurare lunga vita.

(2016, Superball Music)

01 Original Machines
02 Warm Insurrection
03 In Words Of A Not So Famous Man
04 Inside The Cave
05 Drive To Kampot
06 Engines Of The Dark
07 Your Tide Is Going Out
08 Row Away
09 Lost The Flow
10 Nothing That I Meant (Interstellar)
11 The Jungles
12 All That’s Left Is Land
13 Hills Of K-Town
14 Drive Back To Phnom Penh
15 Forbidden Stones
16 Out On The Road
17 Rays Of The Absolute
18 Trust The Knowledge
19 Looking For Anchors
20 All Molten
21 Waimanalo Drive
22 Spotlight On The Victor
23 Marcel Was Here
24 Before The Swim

IN BREVE: 4/5

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.