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Gomma – Sacrosanto

L’appiattimento che da qualche anno a questa parte ha colpito la musica italiana cantata in italiano, specie quella più fresca (ché quella meno fresca era già piatta da prima), ha avuto e continua ad avere un duplice effetto collaterale: il primo, sotto gli occhi di tutti, è che i cloni cominciano adesso a diventare uno spaventoso esercito di artisti (artisti?) senza un briciolo di personalità, persi nella spasmodica ricerca del rimando a chi con una bella botta di fortuna ce l’ha già fatta; il secondo, più sottile ma ugualmente preoccupante, è l’esatto rovescio della medaglia, ovvero che qualsiasi nuova proposta con testi in italiano finisce per essere gettata nel medesimo calderone senza pensarci troppo. Se nel primo caso abbiamo davvero poco da farci e tocca subire passivamente il bombardamento del copia e incolla, è nel secondo che invece bisogna mettere un po’ d’attenzione per far sì che ciascuno abbia ciò che merita senza che venga bollato apriori.

Il caso dei Gomma è in questo senso emblematico, perché con l’esordio “Toska” (2017) le loro carte le avevano palesate subito, ma chissà perché erano finiti comunque nel cesto con le altre lumache, loro che si muovono scattosi come criceti. Sacrosanto nelle sue dieci tracce per neanche mezz’ora di durata riesce nello scopo cui ogni secondo disco dovrebbe tendere: la crescita.

Dal punto di vista musicale la questione sta più o meno sugli stessi binari del debutto (sebbene “Sacrosanto” suoni decisamente meglio), un post punk venato di emo e math cui s’aggiunge qui anche un pizzico di piglio post hardcore (vedi Come va, Paolo o Balordi). Ci sono ancora un bel po’ di Verdena, Il Teatro degli Orrori e Prozac+ (su tutte in Verme), è evidente e la band non mette in atto nessun camuffamento per nascondere la cosa, ma riescono comunque ad aggirare piuttosto agilmente il fastidioso effetto déjà vu.

È proprio nei testi, invece, che i Gomma fanno un deciso passo avanti. In “Toska” l’adolescenza era ancora in corso, i quattro giocavano molto su immagini racchiuse in poche parole, con frasi spesso avulse una dall’altra, mente in “Sacrosanto” i concetti sono più chiari e decisi, la disillusione è ormai stata metabolizzata e adesso sono rabbia e consapevolezza a venire maggiormente fuori. Il malessere non è più cosmico ma reale e tangibile, frutto di indifferenza (Fantasmi), dolorosi strappi nei rapporti (Strade) e perdite incolmabili (Tamburo).

Con i dovuti distinguo, se appena pochi mesi fa ci si è esaltati per gli album di formazioni come gli Idles da Bristol e gli Shame da Londra, sarebbe giusto e opportuno dare una chance anche a questi Gomma da Caserta, che in quanto ad attitudine non hanno nulla da invidiare e che con un altro po’ di esperienza potranno davvero dare soddisfazioni. Anche con testi in italiano, sì, perché come avrete capito il problema non sta affatto nella lingua scelta.

(2019, V4V)

01 Fantasmi
02 Pessima idea
03 Verme
04 Quarto piano
05 Strade
06 Come va, Paolo
07 Balordi
08 Animali
09 Tamburo
10 Santa Messa

IN BREVE: 3,5/5