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Greg Puciato – Mirrorcell

Quanto Greg Puciato affondi le radici della sua formazione musicale nell’alternative rock dei Novanta non lo scopriamo certo ora. Era stato proprio lui, infatti, una volta preso “possesso” del microfono dei Dillinger Escape Plan, a provare a portare la band mathcore americana verso territori meno estremi proprio guardando ai nineties, cercando di volta in volta degli hook melodici che, inutile negarlo, erano giovati e non poco alla band in termini di diffusione e popolarità. Puciato è stato determinante nel condurre i DEP a un livello superiore e poi, una volta apposta su di loro la (definitiva?) pietra tombale, ha continuato la propria ricerca da solista (con “Child Soldier: Creator Of God” del 2020), con svariati altri progetti e collaborazioni (tra cui i Killer Be Killed) e, da ultimo, con il sodalizio che lo vede accanto a Jerry Cantrell. Che per un ossessionato dal grunge come Puciato dev’essere stato un po’ come raggiungere il Nirvana (ok, questa ce la potevamo risparmiare).

In questo Mirrorcell, sua seconda uscita a proprio nome, Puciato acuisce come mai prima le vene alternative rock che sono da sempre il motore della sua creatività. Dopo l’intro In This Hell You Find Yourself, la tripletta Reality Spiral / No More Lives To Go / Never Wanted That è in questo senso una dichiarazione d’intenti bella e buona: la sezione ritmica del primo dei tre pezzi, ma soprattutto i riffoni e l’approccio vocale di Puciato negli altri due, pagano pegno in modo evidente agli Alice In Chains di Cantrell. Puciato, che dal vivo con l’ex chitarrista degli AIC non sfigura affatto nel reinterpretare le parti che furono di Layne Staley, non nasconde per nulla dove va a pescare certa effettistica sulla voce, il modo stesso di giocare con le controvoci per dare ai brani quella sensazione straniante che conosciamo a menadito.

La parte centrale dell’album, ovvero il singolo Lowered (col featuring di Reba Meyers dei Code Orange) e We, abbandona per un attimo la strada maestra per tessere trame sintetiche malatissime, più catchy e onirica la prima, più deftonesiana la seconda. E Chino Moreno e soci sono il riferimento principale anche per un pezzo come I, Eclipse, quelli ultima maniera che hanno condito la loro violenza sonora con strati di shoegaze d’annata. Sul finale, quelli che sono con ogni probabilità i passaggi più convincenti dell’intero lavoro: Rainbows Underground, col suo incedere vagamente sludge e l’annichilente contrapposizione piano/forte (in odore di Soundgarden, giusto per non smentirsi); e poi i quasi nove minuti della conclusiva All Waves To Nothing, il brano più heavy della tracklist (unico momento in cui viene fuori qualcosa dei DEP), con un attacco marcatamente industrial e un’evoluzione decisamente epica.

È un dato di fatto come “Mirrorcell” sia essenzialmente un minuzioso e attento taglia e cuci fra spunti e ispirazioni tra le più disparate (ma tutte sempre a cavallo fra vecchio e nuovo millennio), l’originalità non può certo appartenere a un disco del genere nato con tali presupposti. Ma il modo in cui Greg Puciato si presta a certe soluzioni, il suo songwriting a dir poco personale (il concetto di isolamento è un po’ il fil rouge dell’intero album) e una sfilza senza soluzione di continuità di interpretazioni a dir poco sentite, fanno di questo davvero un gran bel lavoro (peraltro suonato integralmente da Puciato, eccezion fatta per le parti di batteria affidate a Chris Hornbrook) e un tassello forse decisivo per la carriera da solista di Greg.

(2022, Federal Prisoner)

01 In This Hell You Find Yourself
02 Reality Spiral
03 No More Lives To Go
04 Never Wanted That
05 Lowered (feat. Reba Meyers)
06 We
07 I, Eclipse
08 Rainbows Underground
09 All Waves To Nothing

IN BREVE: 3,5/5