Home RECENSIONI Grian Chatten – Chaos For The Fly

Grian Chatten – Chaos For The Fly

Nudo, braccia aperte come un cristo di un certo tipo, colore azzurro di fondo. Nella cover del suo debutto solista Chaos For The Fly, Grian Chatten è così com’è, senza paramenti, senza chitarre in picchiata. È un uomo di ventisette anni completamente immolato alla musica. Ed è entusiasmante. È entusiasmante che Chatten, l’uomo della pioggia, l’uomo della tempesta, decida di trattenere tuoni e lampi fino al prossimo diluvio frenando l’impeto dei Fontaines D.C. Un’ambizione mica da poco per uno che in quell’impeto è nato quasi fosse il figlio di un temporale. E invece no.

Chatten ci racconta che forse è nato altro, magari cantautore. Che le canzoni dei Fontaines, se private di coltre, conservano un nocciolo lucidissimo dentro. E che la poesia che rincorre fruscia di pagine di libro e non di monitor di PC. Grian aveva queste nove canzoni dentro lo stomaco, ispirate da visioni geografiche, da solitudini irlandesi, scogliere e porti, reti da pesca, cieli in picchiata sul mare. Il disco che ne esce è già un classico di suoni britannici, di atmosfere sospese e vaporose.

La voce di Chatten riesce a ritagliarsi momenti di morbidezza inaudita allungandosi in note che non pensavamo potesse avere in dote. E anche la complessità degli umori stupisce. La malinconia quasi mccartneyana di The Score, con questa acustica fischiante e il cantato in sibilo; il controllo sulla corsa rampante di violino e chitarra in Fairlies, per non parlare di All Of The People con Grian al piano che dipinge il quadro più scuro sui rapporti, una specie di luna park di luci e ipocrisie. C’è elettronica in East Coast Bed ma c’è soprattutto una tromba che entra senza bussare come fosse una canzone degli Arab Strap.

Tutte le gocce di umido che si depositano al mattino si trovano nel pezzo più nero scritto da Grian (sì, anche più dei Fontaines D.C.). È la traccia finale Season For Pain, che ci riporta sui territori di “Hurt” di Trent Reznor per quella capacità di raccontare il dolore con un balzo d’arte. Grian nel finale torna a essere l’uomo del diluvio: “Se non hai un posto dove andare” – soffia stringendo le labbra – “abituati alla pioggia” e il pezzo va via ma non prima di un ultimo sussulto di wurlitzer.

2023 | Partisan

IN BREVE: 3,5/5