Home RECENSIONI Jack White – Acoustic Recordings 1998-2016

Jack White – Acoustic Recordings 1998-2016

acousticrecordings19982016Che Jack White sia uno dei personaggi più rappresentativi dello scorso decennio è fuori di ogni dubbio. C’è chi ne contesta i meriti artistici, dato che spesso e volentieri si è molto concentrato sulla presentazione del proprio prodotto e sul far parlare di sé, ora adottando la tavolozza di colori bianca e rossa (con un occasionale nero a far capolino nel monotematico campionario bicolore), ora fingendo che la moglie (ex-moglie, quello che diavolo è) Meg fosse sua sorella.

E poi glamour, risse, idiosincrasie, litigi, stranezze: si è tanto parlato di queste cazzate che si è dimenticato che la musica di White è sempre stata straordinaria. E non saremo tra quelli che vi narreranno le lodi di quanto il minimalismo di Meg White alla batteria sia stato un vantaggio, no, se Jack avesse avuto una vera band le canzoni degli Stripes ne avrebbero guadagnato, e un batterista vero non è un optional, né Meg ha un qualunque valore musicalmente parlando, al di là della curiosità.

La raccolta Acoustic Recordings 1998-2016 sottolinea la straordinaria capacità di Jack White per la melodia e per la narrazione, procedendo in maniera più o meno cronologica a raccontare la parte acustica della sua carriera: una compilazione che non vuole essere, come spesso accade di recente, una raccolta di pezzi a caso registrati e mollati perché non all’altezza, dato che la gran parte vengono direttamente dagli album (soprattutto nel primo disco, quello relativo ai White Stripes). Una raccolta vecchio stile, quindi, che stupisce in quest’epoca in cui basta un drag and drop per creare la propria privata compilation – stupisce, sì, se non si conosce il soggetto in questione.

Del blues che caratterizza la prima parte della carriera di White su disco c’è poca traccia: qui dominano il folk, il pop, ma soprattutto il country. Qualche b-side (a dire il vero una, Honey, We Can’t Afford To Look This Cheap, con Beck alla slide guitar), qualche hit dei tempi d’oro (We Are Going To Be Friends e Hotel Yorba) e poi molti pezzi leggermente remixati o proposti in versioni acustiche non troppo distanti dalle originali. Un unico inedito, City Lights, bello ma non da strapparsi i capelli.

A riascoltarsi pezzi come You’ve Got Her In Your Pocket (che recentemente ha fatto scalpore nella performance commossa del suo autore al Tonight Show), Sugar Never Tasted So Good o l’assoluto highlight del disco Caroline Drama (mix acustico del pezzo dei Raconteurs), si apprezza quanto il talento compositivo di Jack White sia stato a volte oscurato dal gossip. E il doppio album non stanca, anzi, riesce in quello che è probabilmente l’intento primario di chi l’ha creato: far sì che chi lo ascolta ne voglia sapere di più.

(2016, Third Man / XL)

01 Sugar Never Tasted So Good
02 Apple Blossom (Remixed)
03 I’m Bound To Pack It Up (Remixed)
04 Hotel Yorba
05 We’re Going To Be Friends
06 You’ve Got Her In Your Pocket
07 Well It’s True That We Love One Another
08 Never Far Away
09 Forever For Her (Is Over For Me)
10 White Moon
11 As Ugly As I Seem
12 City Lights
13 Honey, We Can’t Afford To Look This Cheap
14 Effect & Cause
15 Love Is The Truth (Acoustic Mix)
16 Top Yourself (Bluegrass Version)
17 Carolina Drama (Acoustic Mix)
18 Love Interruption
19 On And On And On
20 Machine Gun Silhouette (Acoustic Mix)
21 Blunderbuss
22 Hip (Eponymous) Poor Boy (Alternate Mix)
23 I Guess I Should Go To Sleep (Alternate Mix)
24 Just One Drink (Acoustic Mix)
25 Entitlement
26 Want And Able

IN BREVE: 4/5

Reverendo Dudeista, collezionista ossessivo compulsivo, avvocato fallito, musicista fallito. Ha vissuto cento vite, nessuna delle quali interessante. Scrive per Il Cibicida da un numero imprecisato di anni che sarebbe precisato se solo sapesse contare.