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Jack White – Fear Of The Dawn

A quattro anni dall’ultimo valido lavoro solista “Boarding House Reach” (2018) e tre dall’altrettanto buon “Help Us Stranger” (2019) con i suoi Raconteurs, l’inarrestabile Jack White era riapparso in grandissima forma sulle scene nel Settembre scorso con un paio di esibizioni a sorpresa durante l’inaugurazione del negozio londinese della sua ventennale etichetta, la Third Man Records. Capigliatura blu elettrico e un look rinnovato, il musicista di Detroit aveva annunciato il suo ritorno con ben due lavori in arrivo a una manciata di mesi l’uno dall’altro e un rinnovato interesse nella sperimentazione, manifestando la volontà di uscire dalla propria zona di comfort.

La copertina di Fear Of The Dawn presenta gli inconfondibili colori blu, bianco e nero, e mostra Jack in una zona sperduta e in rovina. In cosa consiste questa “paura dell’alba”? Forse nel timore di provare a fare qualcosa di nuovo, senza ripetersi ulteriormente, anche a costo di giocarsi qualche carta troppo audace, per sbloccare quell’auto in panne e condurla su nuovi elettrizzanti sentieri.

L’efficace Taking Me Back è un’apertura monumentale in pieno “White style” che intreccia le tipiche sonorità garage ad evoluzioni sintetiche, e si aggancia direttamente al guitar solo ancor più distruttivo e cupo di Fear Of The Dawn, caratterizzato dalla presenza del theremin, tanto caro a Jack, ritrovato anche lungo l’andamento incalzante, che in alcuni passaggi richiama vagamente l’indimenticabile e superba “Blue Orchid”, dell’inquietante guerra di The White Raven.

Osa molto Hi-De-Ho, frutto di una collaborazione con il rapper Q-Tip, che contiene dei sample di “Hi De Ho Man” di Cab Calloway e vede in primo piano una pesante bassline e synth in stile videogame arcade: gradita o meno, non c’è da dimenticare che a Jack piaccia uscire dagli schemi. Ascoltata singolarmente aveva lasciato inizialmente sotto shock, sortendo probabilmente l’effetto sperato dal musicista, ma all’interno del disco si incorpora perfettamente alle sonorità degli altri brani, senza stonare.

Un piano elettrico, l’immancabile chitarra e svariati giochi pirotecnici strumentali illuminano e “aggrediscono” l’ascoltatore in Eosophobia, nome scientifico che identifica la paura dell’alba e della luce diurna, mentre in Into The Twilight vi sono campionature appartenenti ad alcuni brani jazz dei The Manhattan Transfer e Bobby McFerrin,e una citazione celebre dello scrittore Burroughs riferita alla tecnica di origine Dadaista “cut-up”, ovvero l’arte di prendere un testo scritto e riarrangiarlo per crearne uno nuovo di zecca.

Dusk funge da break preparatorio alla seconda parte dell’album, inaugurata in grande stile dalle sonorità asciutte e prive di “trucchetti” sintetici di What’s The Trick?, dove il cantato di Jack è a metà tra rap e spoken word, continuando con la ricerca di luce tra i ritornelli e le curiose metafore di That Was Then, This Is Now, il cui passo è a tratti quello di una riveduta “Ball And Biscuit”.

La minimale e scarnificata reprise di Eosophobia, dominata unicamente dai guizzi elettrici di chitarra, avvia alla chiusura con Morning, Noon And Night,focalizzata sul duetto chitarristico di White e Duane Denison (The Jesus Lizard, Tomahawk) e sui sintetizzatori di Mark Watrous, e con il piano blues della conclusiva e rivelatoria Shedding My Velvet.

“Better to illuminate than merely to shine / You say this all the time and you’re right”, mai outro fu più adatto di questo: in quaranta minuti spaccati di orologio il guitar wizard Jack non sbaglia un colpo nemmeno stavolta. Si attende a questo punto il capitolo successivo, “Entering Heaven Alive”, in uscita a Luglio, e magari… Se non è chiedere troppo, una piccola data, piccolina proprio, in Italia. Ma probabilmente è davvero sperare in qualcosa di troppo grande al momento.

(2022, Third Man)

01 Taking Me Back
02 Fear Of The Dawn
03 The White Raven
04 Hi-De-Ho (feat. Q-Tip)
05 Eosophobia
06 Into The Twilight
07 Dusk
08 What’s The Trick?
09 That Was Then, This Is Now
10 Eosophobia – Reprise
11 Morning, Noon And Night
12 Shedding My Velvet

IN BREVE: 4/5

Studentessa di ingegneria informatica, musicofila, appassionata di arte, letteratura, fotografia e tante altre (davvero troppe) cose. Parla di musica su Il Cibicida e con chiunque incontri sulla sua strada o su un regionale (più o meno) veloce.