Home RECENSIONI Japandroids – Post-Nothing

Japandroids – Post-Nothing

Mettiamo subito le cose in chiaro: i Japandroids non inventano proprio un cazzo. Cercatori d’oro, feticisti dell’innovazione, seguaci incalliti dell’etichetta intellettuale sono avvisati. Ma insomma, li avete visti bene? Vi siete concentrati un minimo sul loro nome? Avete dato uno sguardo al titolo dell’album? “Post-niente”; come dire: amico, noi ci stiamo solo divertendo. Questi due sono un po’ matti. Questi due non hanno tutte le rotelle al loro post(o). Questi due non si prendono mica sul serio. E menomale! La ricerca della felicità, per Brian King e David Prowse, si interrompe davanti ad una chitarra e una batteria. Tutto qui. Post-niente: ci basta questo, via dai coglioni e lasciateci suonare in pace. Il messaggio, in parole spicciole, recita proprio così. E si sente. Post-Nothing è esattamente il disco che ogni garage rocker che si rispetti vorrebbe lasciare nel proprio stereo ad oltranza durante l’estate: un concentrato di potenza, velocità e qualità purissima. Già dal primo ascolto, The Boys Are Leaving Town si piazza in testa come una bomba ad orologeria pronta a scoppiare in qualsiasi momento: in quattro minuti, il biglietto da visita dell’opera è bell’e servito. Poi, è il momento di Young Hearts Spark Fire, il brano più celebre del lotto, il manifesto del disco in sé, con il suo motto incalzante e perfetto: “I don’t wanna worry about dying! I Just wanna worry about those sunshine girls!”. Il turno di Wet Hair è, semplicemente, il punto di non ritorno, la sintesi assoluta di questi trentacinque minuti di sana, lucidissima follia in fuzz. Dopo Rockers East Vancouver, i toni si incattiviscono con Heart Sweats, lasciando intravedere le tinte cupe che, poco dopo, troveranno conferma inCrazy / Forever, il pezzo più atipico, alienante ed oscuro dell’album. Ci pensa Sovereignty a riassestare la situazione, con la rapidità cui eravamo stati abituati ed il solito, coinvolgente refrain da canticchiare, canticchiare e canticchiare ad ogni singolo ascolto: “It’s raining in Vancouver, but I don’t give a fuck! Cause I’m far from home tonight!”. Con I Quit Girls, il duo canadese mette il punto esclamativo sul loro primo LP in studio all’insegna dell’essenziale, grazie ad una traccia scarna, acida, bruciante: “She wears white / six days a week / she was just one of those girls / and if you’re lucky / on the seventh day / she’ll wear nothing”. Come precedentemente annunciato, “Post-Nothing” non è certamente uno di quei dischi che cambiano la storia della musica: d’accordo. Ma il bello è – e lo si percepisce in ogni nota – che non ne ha mai avuto l’intenzione. Perciò in culo gli annali, in culo le classifiche, in culo valutazioni e stelline, in culo generi e sotto-generi, in culo critici e in culo adulatori. La musica dei Japandroids non ha bisogno di essere compresa; va semplicemente ascoltata a tutto volume. Come l’estate. Come la vita.

(2009, Polyvinyl)

01 The Boys Are Leaving Town
02 Young Hearts Spark Fire
03 Wet Hair
04 Rockers East Vancouver
05 Heart Sweats
06 Crazy / Forever
07 Sovereignty
08 I Quit Girls

A cura di Michele Leonardi