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Lifeguard – Ripped And Torn

Il più giovane dei tre ha appena vent’anni, vengono da quella fucina di talenti e rumore che è Chicago e sono sotto contratto niente poco di meno che con la Matador, etichetta che quando si tratta di andare a scovare e poi lanciare nuovi talenti è sempre in prima fila. I Lifeguard, questa la ragione sociale del trio, pubblicano questo Ripped And Torn forti di un EP (“Dressed In Trenches” del 2023) che ne aveva fatto crescere le quotazioni da ancor più giovanissimi. Prodotto da Randy Randall dei No Age, “Ripped And Torn” è un disco evidentemente istintivo, dove i tre mettono dentro con innata irruenza tutto ciò che devono essersi detti e devono aver provato nel corso degli anni da quando la band è stata messa in piedi. Un po’ troppo, forse? La domanda da porsi è esattamente questa.

La peculiarità dei Lifeguard e di questo loro esordio sulla lunga distanza sta tutta nel modo in cui i tre lavorano le melodie, mantenendosi sempre fedeli ai loro ascolti post punk/noise/garage, con un occhio sempre attento all’indie rock americano, quello vero: un brano come Under Your Reach, ad esempio, ha tutte le sembianze di un fortuito incontro tra certi Pink Floyd psichedelici, i Guided By Voices, un po’ di Replacements e qualcos’altro che sfugge, una melodia semplice e ficcante in cui si fa largo qualche corda affilata. Abbiamo azzardato con i nomi tirati in ballo? Probabilmente sì, l’ispirazione del trio americano non può chiaramente competere, vuoi per la giovane età, vuoi perché hey sono i Pink Floyd che abbiamo nominato mica i @#$%& (sostituire con un gruppaccio a caso), ma non è affatto casuale che Kai Slater, Asher Case e Isaac Lowenstein vadano a pescare proprio lì.

Le ruvidità tipicamente noise che saltano fuori in tracce come How To Say Deisar e France And si scontrano con aperture che definiremmo motorik come nella T.L.A. che chiude il disco, mentre sparsi nella tracklist compaiono tre intermezzi strumentali (Me And My Flashes, Music For 3 Drums e Charlie’s Vox) che contribuiscono a confondere ulteriormente le acque di un album che confusionario lo è, eccome. Occorrerebbe appurare se volutamente o meno, perché farebbe tutta la differenza del mondo, ma ci sarà da aspettare le loro prossime mosse. Nell’attesa, prendiamo atto dell’ottima ispirazione di tre giovanissimi musicisti alla ricerca di una propria dimensione, gettati nella mischia con un debutto interessante in prospettiva ma decisamente acerbo.

2025 | Matador

IN BREVE: 3/5