Home RECENSIONI Mark Lanegan – Has God Seen My Shadow? An Anthology 1989-2011

Mark Lanegan – Has God Seen My Shadow? An Anthology 1989-2011

hasgodseenmyshadowL’onnipresenza di Mark Lanegan nel mercato discografico negli ultimi due anni è pari solo a quella di Pharrel Williams, coi dovuti distinguo. Il 2014, neanche a dirlo, comincia nel segno del singer di Ellensburg con questa raccolta che ne celebra l’intera carriera.

Come esposto chiaramente dal titolo, la selezione delle tracce va dal 1989, anno dell’esordio da solista con “The Winding Sheet” e si chiude nel 2011. E’ quindi estromesso “Blues Funeral” di un anno più tardi.

Il primo disco è roba nota a chiunque conosca i dischi di Lanegan. Ci sono però due curiosità. La prima è che le canzoni sono disposte in ordine cronologico inverso, partendo quindi dagli estratti di “Bubblegum” per chiudere con il poker raccolto dai primigeni “The Winding Sheet” e “Whiskey For The Holy Ghost”. Inoltre, sono stati estromessi parecchi pezzi forti (“Wedding Dress”, “Metamphetamine Blues”, “Carry Home”, “Borracho”) in favore di spartiti per veri fan come Lexington Slow Down (da “Here Comes The Weird Chill”), Last One In The World e Wheels (da “Scraps At Midnight”) e Mirrored (b-side del singolo “Hit The City”). Selezione meno prevedibile del previsto, un gran pregio.

Il secondo disco, invece, è la vera sirena di richiamo della raccolta. Dodici brani inediti, alcuni dei quali sfiorano le vette del Lanegan più poetico e inarrivabile. E’ il caso dell’appena sussurrata Dream Lullabye, del blues primordiale tra Leadbelly e Robert Johnson di Leaving New River Blues (pezzo bellissimo, epico), la trasognata Sympathy col suo intarsio di tromba con sordina al crepuscolo. Già il trio d’avvio giustificherebbe da solo il movente dell’intera pubblicazione. Ma a dare un’ulteriore spinta ci pensano la versione con voce di Blues For D, strumentale di metà tracklist di “Field Songs” che rievoca l’aura spirituale di “Kingdom Of Rain”, la malinconica dolcezza della cover di Big White Cloud di John Cale (i cui brani sembrano cuciti apposta per la voce di Lanegan), il sapore antico di Following The Rain. No Contestar sembra invece la bozza di “One Hundred Days”, è costruita sullo stesso giro d’accordi portanti.

Ascolto obbligatorio per tutti, neofiti e fan senza distinzione alcuna.

(2014, Light In The Attic)

– Disco 1 –
01 Bombed
02 One Hundred Days
03 Come To Me
04 Mirrored
05 Pill Hill Serenade
06 One Way Street
07 Kimiko’s Dream House
08 Low
09 Resurrection Song
10 Shiloh Town
11 Creeping Coastline Of Lights
12 Lexington Slow Down
13 Last One In The World
14 Wheels
15 Mockingbirds
16 Wildflowers
17 Sunrise
18 Carnival
19 Pendulum
20 The River Rise

– Disco 2 –
01 Dream Lullubye
02 Leaving New River Blues
03 Sympathy
04 To Valencia Courthouse
05 A Song While Waiting
06 Blues For D (Vocal Version)
07 No Contestar
08 Big White Cloud
09 Following The Rain
10 Grey Goes Black
11 Halcyon Daze
12 Blues Run The Game (Live)

IN BREVE: 3/5