Home RECENSIONI Maximilian Hecker – Spellbound Scenes Of My Cure

Maximilian Hecker – Spellbound Scenes Of My Cure

spellboundscenesofmycureMaximilian Hecker è uno cui non piacciono il clamore, il protagonismo, le luci della ribalta. Per indole, ovviamente, ma anche per un voluto approccio alla vita che traspone senza esitazione nella sua musica. Attivo già da una quindicina d’anni, si muove ancora in ambienti underground pur potendo vantare un apprezzamento a dir poco diffuso, perché ogni sua nuova creatura è sempre l’ennesimo colpo dritto allo stomaco, è ogni volta una primavera del cuore quella affrescata da Hecker: mai troppo fredda da intorpidire le membra, tiepida quel tanto che basta a riscaldare almeno un po’ l’anima dell’ascoltatore.

Spellbound Scenes Of My Cure è l’ottavo lavoro in studio del cantautore tedesco, ma è come se non avessimo mai premuto il tasto “stop” da “Infinite Love Songs” del 2001 ad oggi. I punti di riferimento di Hecker restano gli stessi di sempre: in primis Nick Drake, con quel cantato flebile e quella delicatezza dei pizzichi alla sei corde che accomunano maestro e allievo. In secondo luogo tutta la – ormai massiccia – tradizione dream folk europea. In più, in quest’album del 2015, Hecker ci mette un concept che lega tutti e dieci i brani della tracklist: un viaggio, il suo personalissimo viaggio, quello realmente realizzato in giro per il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti, ma anche e soprattutto quello umano affrontato dal cantautore, fra amori e sconfitte passando per le tantissime persone conosciute.

Il pianoforte di Love Hotel Hill e Battery Park, il sapore vagamente pop di Gangnam Misery, l’apertura elettrica nel finale di Hennigsdorf, il continuo effetto carillon che viene fuori praticamente in ogni brano ma in particolar modo in Pearly River Gates, sono solo alcuni dei tratti salienti di una lavoro che è un acquerello lungo 41 minuti, dal sapore nordico – tedesco sì, ma anche più su, verso l’Islanda e oltre – e a tratti ultraterreno per quella sua dimensione onirica che permette all’album di spiccare quasi il volo.

(2015, Eat The Beat Music)

01 To Liu Wen, The Opposite House, 3 a.m.
02 Love Hotel Hill
03 Gangnam Misery
04 Untouchable (Kastrup Part II)
05 Partyworld
06 Pearly River Gates
07 Battery Park
08 Aoyamaís Glow
09 Hennigsdorf
10 Kastrup

IN BREVE: 3,5/5