
Attivi ormai da una decina d’anni, periodo in cui hanno provato a mettere a punto la propria formula e sono arrivati a una stabile (?) formazione, gli irlandesi M(h)aol avevano esordito sulla lunga distanza nel 2023 con “Attackmnent Styles” e giungono adesso al loro secondo lavoro in studio, Something Soft. Al contrario di quanto potrebbero suggerire il titolo del disco e quel gattino che in copertina s’affaccia sonnacchioso a una finestra, però, quest’album non ha nulla di delicato o accondiscendente, tutt’altro. Perché è vero che in “Something Soft” ci sono più sfumature e più colori rispetto al secco e ficcante incedere del predecessore, ma è vero anche che la tensione elettrica che lo pervade è se possibile ancora più penetrante.
Una tensione che è costante, palpabile e nascosta sogghignante dietro ogni angolo del disco, una tensione ricorrente che durante l’ascolto ti porta sempre ad aspettarti che da un momento all’altro arrivi un’esplosione, spesso così telefonata da non sorprendere neanche, vedi ad esempio You Are Temporary, The Internet Is Forever che si evolve esattamente in quella direzione dal secondo numero uno. Ma è tutto l’album a seguire questa strada, a giocare abilmente di contrasti emotivi: ci sono momenti all’interno dei pezzi in cui l’agitazione cala sensibilmente, ma è solo il contraltare delle repentine deflagrazioni che t’immagini sopraggiungano subito dopo (e arrivano, eccome se arrivano).
Lo spoken in quota Dry Cleaning che diventa urla nell’iniziale Pursuit, i gorgheggi elettronici che prendono a botte Vin Diesel, DM:AM che sembra qualcosa dei Bauhaus tanto scorre su un crinale goticheggiante (e sta in elementi del genere la varietà di sfumature di cui parlavamo all’inizio), Clementine che tocca territori industrial tanto è cacofonica così come la stessa IBS che fa tutto questo ma in neanche un minuto e mezzo, gli ipnotici tasti del telefono che infarciscono 1800-Call-Me-Back e che diventano strumento fondamentale nella dinamica dell’intera traccia, l’infernale gorgo in cui affoga la conclusiva Coda. Tutti elementi di un post punk belligerante che per lunghi tratti è innervato da un noise vecchio stampo.
“Something Soft” è il secondo disco di una band che chiaramente si sta ancora evolvendo e che non sembra affatto aver finito di farlo, perché al suo interno gli aspetti che di volta in volta prevalgono sono sempre diversi, anche dal punto di vista lirico appannaggio della cantante Constance Keane, dove questioni chiaramente personali e altre più collettive s’incastrano fra loro con non troppa facilità , a voler essere pignoli. Ma c’è un filo conduttore comune che, come abbiamo già detto, sono la tensione e l’urgenza espressiva che trasuda la mezz’ora scarsa di questo disco, che sono strabordanti e non possono non essere tenute in considerazione nella valutazione complessiva. Chissà che gli danno da mangiare e da bere ai ragazzi in Irlanda.
2025 | Merge
IN BREVE: 3,5/5