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Parquet Courts – Wide Awake!

È difficile inquadrare i Parquet Courts come si fa di solito con le band recenti: un paio di riferimenti dal passato per descriverne il suono, e via. Ma il gruppo di A. Savage e soci ha il problema che avevano le formazioni dei primi anni ’60: sì, puoi chiaramente sentire l’influenza di chi li ha preceduti, di ciò che hanno ascoltato, ma non basta comunque a descriverli.

Pavement, Velvet Underground, Minutemen… c’è chi li chiama punk, chi scomoda il lo-fi (perché dire indie, per far riferimento a un suono specifico, oggi come oggi non vuol dire un cazzo), chi semplicemente li chiama eccentrici, eclettici e quant’altro. Con Danger Mouse dietro il banco del mixer, in effetti, i Courts producono il loro album più eterogeneo, intingendo la penna nel calamaio del funk, non dimenticando il punk rock ma offrendo anche un delizioso pop rock in Tenderness (il pezzo migliore dell’album ed anche il conclusivo) e Free Bird II.

Il produttore, ormai in piena maturità, passa dagli U2 alla band newyorkese con estrema nonchalance, e lo fa da ammiratore: non ne smussa gli angoli, non ne sterilizza gli exploit come forse qualcuno si aspettava da un produttore fondamentalmente pop (già protagonista della svolta dei Black Keys): Danger Mouse, al secolo Brian Burton, lascia libero sfogo ai Parquet Courts, che si lanciano nel sunshine pop di Mardi Gras Beads, quasi beachboysiano, subito dopo una indescrivibile Before The Water Gets Too High.

Ma le incredibili montagne russe mantengono una coerenza sonora invidiabile e reggono il peso del random più totale (la fusione Gorillaz + Specials in Back To Earth, il funk quasi da Calibro 35 di Violence) per la straordinaria personalità che la band ha acquisito in questi anni di elogi e bulimia produttiva, ed in particolare per il suo leader, quell’Andrew Savage che con testi politicamente molto carichi e assai superiori alla media di ciò che si sente in giro guida con un misto di attitudine da ragazzo degli anni ’90, sardonico e sprezzante, e ragazzo della New York anni ’80, incazzato e feroce.

I Parquet Courts continuano a crescere e stavolta sfiorano il capolavoro: nessun pezzo inutile o banale, nessuno scarto nelle tredici tracce di questo Wide Awake!, manca veramente pochissimo alla perfezione, ma siamo sicuri che la loro storia non sia ancora finita ma sia anzi ancora all’inizio.

(2018, Rough Trade)

01 Total Football
02 Violence
03 Before The Water Gets Too High
04 Mardi Gras Beads
05 Almost Had To Start A Fight/In And Out Of Patience
06 Freebird II
07 Normalization
08 Back To Earth
09 Wide Awake
10 NYC Observation
11 Extinction
12 Death Will Bring Change
13 Tenderness

IN BREVE: 4/5

Reverendo Dudeista, collezionista ossessivo compulsivo, avvocato fallito, musicista fallito. Ha vissuto cento vite, nessuna delle quali interessante. Scrive per Il Cibicida da un numero imprecisato di anni che sarebbe precisato se solo sapesse contare.