Home RECENSIONI Porridge Radio – Waterslide, Diving Board, Ladder To The Sky

Porridge Radio – Waterslide, Diving Board, Ladder To The Sky

La nodale coesistenza di gioia, paura e infinito: Waterslide, Diving Board, Ladder To The Sky deve in parte il suo titolo ad un collage dell’irriverente artista surrealista Eileen Agar, che esprimeva simbolicamente i timori e le ansie esistenziali che affliggono l’essere umano, i tuffi a capofitto, le immersioni e le difficili risalite, temi centrali affrontati anche nella terza opera del gruppo di Brighton capitanato da Dana Margolin, ispirata inoltre dalla storia della Scala di Giacobbe (ritratta idealmente sulla copertina, insieme ad uno scivolo acquatico e un trampolino), appartenente al Vecchio Testamento.

Se fin dal sophomore “Every Bad” (2020), che iniziava a distaccarsi dall’approccio lo-fi degli esordi, era facile intuire che la band puntasse a mete ben più ambiziose ampliando il ventaglio di sonorità a disposizione e accrescendo la complessità degli arrangiamenti con una maggiore predisposizione alla melodia, in questo caso in materia di sound le influenze incluse, frutto degli ascolti maturati dal quartetto, sono le più disparate: venature folk, panorami alt metal in direzione Deftones, atmosfere ovattate e trasognate tipiche dei Beach House, echi trip hop della scena di Bristol, sonorità tra emo e il math rock degli American Football, e svolte anthemiche arricchiscono a rotazione la matrice di partenza, situata tra indie rock e pop.

Ad accogliere l’ascoltatore sono gli stridii della chitarra elettrica di , introduzione alle tastiere placide, a cui si contrappongono i versi cantati dalla voce struggente e aspra di Dana, di Back To The Radio, a cui fanno seguito l’alternarsi di parti acustiche dominate dalle chitarre e melodie sintetiche di stampo eighties di Trying, nella quale la voce della frontwoman si fa ancor più tormentata ad ogni domanda, e le percussioni che pestano forte accompagnando il rifiuto di quei grovigli di sentimenti che mandano in tilt espresso nel crescendo noisy di Birthday Party.

Gli echi malinconici di End Of Last Year ruotano intorno alla diffidenza nei confronti delle persone, richiamando alla mente in parte le linee melodiche e narrative di cantautrici come Phoebe Bridgers e della Mitski di brani come “Carry Me Out” (da “Bury Me At Makeout Creek” del 2014), così come il crescendo emotivo e la solitudine espressa in Rotten. Cambiare per essere di nuovo felici, nonostante un distacco, è il tema immerso nelle sonorità concentriche e i cori catartici di U Can Be Happy If U Want To, una delle tracce più intense del disco, così come le successive Flowers, dove piano e archi fanno da sottofondo ad un amore disfunzionale, e la dolorosa Jealousy, divisa tra le atmosfere plumbee dei Deftones di “White Pony” (2000) e il downtempo tipico di Portishead ed M83.

Il percorso verso la chiusura riserva ancora tante sorprese con l’incedere cadenzato e i corni di I Hope She’s Okay 2, i cambi di ritmo di Splintered, che sembra uscire direttamente dall’ottimo “Teen Dream” (2010) dei Beach House, toccando l’apice con il pop sofisticato e i guitar riff accattivanti dell’immensa The Rip, per poi concludere con le note intime e minimali della title track. “Waterslide / Diving board / Ladder to the sky / No, I don’t want the end / But I don’t want the beginning / All the way down to hell / And all the way up to heaven”, tra interrogativi ancora da risolvere, esperienze determinanti, contraddizioni interiori, voglia di riscatto e paure da esorcizzare “Waterslide, Diving Board, Ladder To The Sky” è un vero e proprio adrenalinico (e meraviglioso) giro sulle montagne russe, al termine del quale non si è più gli stessi.

(2022, Secretly Canadian)

01 –
02 Back To The Radio
03 Trying
04 Birthday Party
05 End Of Last Year
06 Rotten
07 U Can Be Happy If U Want To
08 Flowers
09 Jealousy
10 I Hope She’s Okay 2
11 Splintered
12 The Rip
13 Waterslide, Diving Board, Ladder To The Sky

IN BREVE: 4/5

Studentessa di ingegneria informatica, musicofila, appassionata di arte, letteratura, fotografia e tante altre (davvero troppe) cose. Parla di musica su Il Cibicida e con chiunque incontri sulla sua strada o su un regionale (più o meno) veloce.