
Già con il precedente “Arrangements” del 2022 i Preoccupations avevano fatto trapelare una certa voglia di smussare un po’ gli spigoli di un post punk granitico, a tratti persino violento, sempre drammaticamente nero come la pece. Ma non era così scontato che il passo seguente della loro discografia sarebbe andato così tanto oltre quello che c’era sembrato solo un tentativo di farsi più “potabili”. Invece Ill At Ease, il loro quinto lavoro in studio considerando anche il self titled pubblicato come Viet Cong, va oltre eccome, attestandosi come il lavoro musicalmente più docile della loro ormai sostanziosa produzione, docile ma non per questo accondiscendente in quanto a mood lirico.
Infatti le ansie e le paranoie dei Preoccupations, che da sempre sono il filo conduttore tanto della loro musica quanto delle loro performance dal vivo, in questo “Ill At Ease” restano invariate, con i testi di Matt Flegel che scandagliano tutto il campionario di irrequietezze che questo mondo moderno gli e ci infligge. A cambiare, in maniera anche piuttosto sensibile, è invece il modo in cui i Preoccupations danno un corpo sonoro a queste irrequietezze: la parte più post punk e ruvida dei canadesi viene quasi completamente meno (la sola Focus fa da labile gancio col passato), in favore di un alleggerimento che li proietta in una dimensione decisamente più new wave. Sintetizzatori marcatamente eighites la fanno da indiscussi padroni, le melodie diventano orecchiabili come mai prima alle loro latitudini, mentre quello che era il pezzo forte della casa, ovvero la sezione ritmica arrembante, subisce un netto ridimensionamento, circostanza fondamentale nell’economia di questi Preoccupations.
E tutto ciò risulta chiarissimo dai riferimenti che facilmente si vanno a individuare all’interno delle tracce: Bastards, ad esempio, è costruita in lapalissiana quota New Order, la title track guarda un po’ ai Church e un po’ anche agli Interpol, con i newyorkesi che tornano anche in Andromeda che a sua volta ha una progressione che sa molto U2. Poi il nervosismo sintetico di Retrograde, Panic che accenna persino un ritmo ballabile, Sken che trasuda gli anni ’80 più patinati da ogni nota (almeno fino a quando si fa prepotente un beat martellante dal sapore industriale), mentre la conclusiva Krem2 è il pezzo più atmosferico della tracklist nonché quello dove la synth wave cui si rivolgono i Preoccupations di “Ill At Ease” si fa più evidente.
Tra asteroidi che ci piombano addosso e il rimorso per gli errori commessi nel corso della vita, quello di “Ill At Ease” è un esplosivo scontro tra una sostanza annichilente (quella dei testi) e una forma indulgente (quella della musica). Il risultato premia la formazione canadese, nel senso che il melange cui hanno dato vita per questa loro decisa metamorfosi non risulta affatto forzato o fuori luogo… ma siamo sicuri che è questo ciò che chiediamo e vogliamo dai Preoccupations? Un chiaro disco interlocutorio, tanto per loro quanto per chi li ha sempre ascoltati.
2025 | Born Losers
IN BREVE: 3/5