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Sandro Perri – Soft Landing

“In Another Life” (2018) è stato una ventata di freschezza e di aria positiva per il mondo della musica pop. Sandro Perri ritornava a pubblicare un album solista dopo sette anni, dimostrando appieno le sue capacità compositive e quel gusto sofisticato che ne contraddistingue la scrittura e gli arrangiamenti.

Così ci ha preso gusto, ha riconosciuto come proprio uno stile e una sensibilità artistica che funzionano perfettamente e che infatti ripropone – sempre fedelmente su Constellation – a distanza di un anno con un album che del precedente riprende in parte lo stesso format. Anche in questo caso, infatti, il disco si divide idealmente in due parti: una lunga traccia d’apertura poi seguita da una serie di canzoni dal taglio più tradizionale, anche se in questo caso queste vanno considerate individualmente e non fanno parte di un’unica suite.

Soft Landing è un disco che fa dello stesso titolo un vero e proprio concept. C’è una grande leggerezza nella musica di Sandro Perri, che si esalta in primis nella lunga ballad di apertura, Time (You Got Me), che sembra di sentire qualcosa di bellissimo come le canzoni del Van Morrison più ispirato e con qualche parallelo a un cantautore tanto diverso quanto bravo come Bill Callahan (il numero uno, per chi scrive). Gli arrangiamenti orchestrali minimali e discreti allo stesso tempo, mai eccessivi, l’uso delle percussioni, la ripetitività dei suoni per tutti i sedici minuti, svelano il gusto pop VU che è una scelta artistica precisa e non solo istinto.

I suoni scivolano leggeri e si portano dietro gli ascoltatori come le foglie trasportate dal vento. Floriana ricalca le stesse atmosfere jazz e bossa nova, i suoni sono caldi, il tema è solo strumentale, ha quelle caratteristiche lounge che in Italia hanno reso eterno Alan Sorrenti e infiammato la verve compositiva poi più rock di Ivan Graziani. God Blessed The Fool fa il verso a cantanti ammiccanti e sexy come Marvin Gaye, il mood è malinconico, persino patinato e si traduce in visioni pinkfloydiane come nel caso di Back On Love oppure la title track, suoni bluesy e neo soul che annullano James Blake (Wrong About The Rain).

Il difetto di questo disco? Ce ne sono due: il primo è che per essere un disco “pop”, non è qualcosa che faccia necessariamente subito colpo sull’ascoltatore. Ma forse è meglio così, significa che potrà durare nel tempo. Il secondo difetto però è più decisivo nel giudizio finale: dentro questo disco è tutto troppo perfetto e tutto troppo bello per essere amato così come pure vorremmo fare, dimostrando così tutto il nostro apprezzamento per questo autore e la sua arte. In definitiva la sensazione che ci siano più stile e classe che contenuti è troppo forte e ascoltiamo il disco aspettando un colpo di genio, che però non arriva.

(2019, Constellation)

01 Time (You Got Me)
02 Floriana
03 God Blessed The Fool
04 Back On Love
05 Wrong About The Rain
06 Soft Landing

IN BREVE: 2,5/5

Sono nato nel 1984. Internazionalista, socialista, democratico, sostenitore dei diritti civili. Ho una particolare devozione per Anton Newcombe e i Brian Jonestown Massacre. Scrivo, ho un mio progetto musicale e prima o poi finirò qualche cosa da lasciare ai posteri. Amo la fantascienza e la storia dell'evoluzione del genere umano. Tifo Inter.