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Subsonica – Realtà Aumentata

A volte i ritorni non sono dei veri ritorni. Nel senso che per tornare, va da sé, bisogna pur essersene andati da qualche parte, in un qualche momento. I Subsonica nella sostanza sono sempre stati lì, magari in bilico, mai così in bilico come nei tempi più recenti, ma pur sempre lì. Nessuno scioglimento, nessuna comunicazione ufficiale al riguardo, solo carriere e progetti solisti da perseguire e, probabilmente, molta meno voglia di stare insieme a produrre musica come una volta. Però ci sono ritorni che, pur non essendo tali sulla carta, lo sono nella percezione collettiva, come questo dei Subsonica. Perché Samuel, Max Casacci, Boosta, Ninja e Vicio era davvero da un bel po’ che non si rimettevano in pista con un disco ispirato come questo Realtà Aumentata. Senza andare troppo lontano, non lo era di certo “8” (2018), così come non lo era “Una nave in una foresta” (2014), dischi stanchi di una band che sembrava andare avanti per inerzia, per contratto e per aspettative (tanto loro quanto del pubblico), solo perché Subsonica doveva continuare ad essere Subsonica, nonostante tutto, persino senza troppa convinzione.

Come detto, “Realtà Aumentata” è un album evidentemente ispirato, che fa ripartire i Subsonica dai Subsonica, da ciò che sono stati e da ciò che hanno rappresentato nel panorama italiano a cavallo tra i due millenni, ovvero il ponte tricolore tra il rock e l’elettronica, tra i palchi sgangherati dei centri sociali e i club. Registrato nuovamente in modo collettivo e faccia a faccia, come ai bei tempi, questo decimo lavoro in studio della formazione piemontese ruota in modo intelligente su un già sentito che è il loro marchio di fabbrica, da quegli incastri di suoni e mistioni che li hanno fatti diventare ciò che sono. Il singolo Pugno di sabbia è in questo senso una delle più chiare declinazioni del rock per come hanno sempre saputo farlo i Subsonica, in Nessuna colpa pare di risentire i fasti di “Colpo di pistola” (e no, in questo caso l’autocitazionismo non è affatto un male), ci sono la deriva clubbing dell’iniziale Cani umani e la marcata vena dance della seguente Mattino di luce, l’etereo landscape sonoro di Missili e droni e gli splendidi tribalismi di Africa su Marte e Grandine. Tutte suggestioni con cui i Subsonica hanno sempre flirtato nella loro ormai quasi trentennale carriera, qui rimescolate e presentate in maniera convincente.

La differenza principale rispetto al recente passato discografico della band la fa il modo in cui l’intero album, nei suoi complessivi trequarti d’ora di durata, riesce ad avere ogni passaggio legato coerentemente al seguente e al precedente, senza quegli scollamenti e quelle distanze concettuali e strutturali che facevano dei predecessori un insieme di tracce piuttosto che un disco. Ad aiutare questo aspetto ci sono senza dubbio anche i testi dei brani, che gettano uno sguardo non troppo esplicito ma pur sempre sensibile sulla contemporaneità, sulle distorsioni dei nostri giorni, la guerra (Missili e droni) e la disumanizzazione dilagante (Cani umani), l’integrazione (Pugno di sabbia) e il dramma dell’immigrazione (Nessuna colpa), giusto per porre l’accento sulle più intellegibili. Questioni irrisolte e sotto gli occhi di tutti, raccontate attraverso il melting pot estetico dei Subsonica. A volte i ritorni non sono dei veri ritorni, altre volte invece i ritorni sanno persino di addio: i Subsonica invece sono tornati davvero ed è un piacere averli ritrovati in questo stato di forma.

2024 | Epic/Sony

IN BREVE: 3,5/5