Home RECENSIONI The Silence – Electric Meditations

The Silence – Electric Meditations

Dopo il bel disco solista pubblicato a maggio (“Smile Jesus Loves You!”), l’infaticabile Masaki Batoh timbra il cartellino anche con i Silence, il gruppo che possiamo oggi considerare benissimo come il suo progetto principale, avendo raccolto a tutti gli effetti l’eredità dei Ghost. Naturale prosieguo di una storia che ha segnato in maniera indelebile la scena alternative giapponese (ma non solo) a partire dalla fine degli anni Ottanta, i Silence corroborano la storica partnership di Masaki Batoh con la Drag City (che un paio d’anni fa ha ripubblicato anche una bomba come “Help Your Satori Mind” del supergruppo Cosmic Invention) e propongono quella che è probabilmente la pubblicazione più interessante di quest’anno della gloriosa label di Chicago.

Electric Meditations è un disco che esalta quel carattere appunto “spettrale” e art rock della musica di Masaki Batoh e dei Silence, un gruppo (con Futoshi Okano alla batteria e Taiga Yamazaki al basso, più il polistrumentista Ryuichi Yoshida che qui suona il sassofono baritono e il flauto) che più che adottare una formula compositiva tradizionale, è autore di vere e proprie performance. I Silence meriterebbero di essere ascoltati e visti dal vivo: le canzoni del disco hanno un carattere che appare avere qualcosa anche di teatrale, in questo senso riescono a coniugare una certa tradizione persino “mimica”, oltre che culturale, della musica giapponese con un approccio all’avanguardia che attinge al rock psichedelico e al progressive degli anni Settanta (Meido Nisshi) e la fusion (EA).

Devoto alla tradizione, ma intriso di cultura new age, qui Masaki Batoh arriva a “citare” di volta in volta la no-wave (Tsumi To Warai, Electric Meditations), Bo Diddley (di cui propongono una personalissima versione di I’m A Man) e persino la bossa nova (Butterfly Blues). Lo fa in una maniera che è acida e visionaria, ma mai selvaggia nel senso “punk” tradizionale. Se è garage lo è perché si tratta comunque di una performance artistica naturale, autentica, istantanea. Determinante senza dubbio anche il contributo del sassofono e del flauto di Ryuichi Yoshida, ma l’impianto di base su cui si poggia è più che solido. Il risultato finale assolutamente convincente.

(2020, Drag City)            

01 Tsumi To Warai
02 Butterfly Blues
03 Meido Nisshi
04 Electric Meditations
05 Improvisation
06 I’m A Man
07 EA

IN BREVE: 3,5/5

Sono nato nel 1984. Internazionalista, socialista, democratico, sostenitore dei diritti civili. Ho una particolare devozione per Anton Newcombe e i Brian Jonestown Massacre. Scrivo, ho un mio progetto musicale e prima o poi finirò qualche cosa da lasciare ai posteri. Amo la fantascienza e la storia dell'evoluzione del genere umano. Tifo Inter.