Home RECENSIONI Tycho – Weather

Tycho – Weather

C’è qualcosa in Scott Hansen che ritorna. Una formula sonora riuscita, manifesto di uno stilema musicale da riprodurre all’infinito, che si schiude in circolari guizzi chitarristici contaminati dalle limpide scie ambient pronte a flirtare talvolta con l’IDM, talaltra con il post rock. I primi accenni con “Dive” del 2011 che vede Hansen suonare con una band, dal vivo soltanto però.

Perché il tessuto connettivo della scrittura si avvalga, già in fase compositiva, di una band occorre attendere “Awake”, datato 2014, forse il primo cambio di rotta del musicista e producer statunitense. “Epoch” del 2016, con all’attivo una nomination ai Grammy Awards del 2017 nella categoria Best Album Dance/Elettronico, segue la scia del predecessore cristallizzando non pochi momenti di matrice post rock. Tuttavia, la stessa cosa non può dirsi per l’ultima fatica di Tycho, pseudonimo artistico di Scott Hansen.

Autoprodotto dallo stesso artista statunitense e registrato presso i Golden State Studios di San Francisco, Weather, che sancisce il ritorno sulle scene di Hansen dopo tre anni, abbandona, in parte, quel percorso sperimentale che ci aveva consegnato un abito sonoro collaudato, di confine tra generi apparentemente diversi, per strizzare l’occhio ad un suono più radio-friendly. L’obiettivo del musicista californiano è quello di esplorare vie diverse non ancora battute fino a questo momento, abbandonando un’estetica esclusivamente sonora per abbracciarne una più umana.

Ed è così che per la prima volta utilizza una voce nei suoi brani, quella di Hannah Cottrell aka Saint Sinner. Easy, l’intro, somministra all’ascoltatore i primi germogli di una ritrovata chillout – quella degli esordi – meno cerebrale e più di pancia. I primi episodi con Saint Sinner spostano l’asticella verso lande sonore più pop, pienamente in sintonia con lo smantellamento di una certa coniugazione sperimentale. Pink & Blue e Japan rappresentano un synthpop scintillante ma non pacchiano che, però, cede il passo a istanze da classifica, relegando in soffitta un certo tipo di ricercatezza.

Into The Woods, con i suoi quattro minuti scarsi, fa riapparire improvvisamente quel marchio di fabbrica che aveva contraddistinto la cifra stilistica di Tycho nella trilogia Dive-Awake-Epoch, mantenendo tuttavia quell’attitudine al refrain che qui si traduce in un leitmotiv musicale reiterato. Il groove trascinante del basso in For How Long ci conduce verso le battute conclusive, ma non prima di aver fatto i conti con il pop/ambient plasticoso e ipnotico di No Stress e con la conclusiva titletrack, Weather, in cui paiono fondersi segmenti sonori diversi, che guardano al futuro senza dimenticare i terreni solcati in passato, risultando il brano più riuscito del disco.

Questa sterzata di Tycho verso l’easy-listening fa rimpiangere i lavori precedenti, confinati in bolle sonore che si schiudono qua e là, di rado. L’impressione che si ha, dopo aver ascoltato il disco, è quella di una battuta di arresto della sperimentazione sonora, in cui l’inserimento dello strumento vocale non sembra giovare alla causa. “Weather”, in definitiva, è la pregevole realizzazione di un passo indietro.

(2019, Mom + Pop / Ninja Tune)

01 Easy
02 Pink & Blue (feat. Saint Sinner)
03 Japan (feat. Saint Sinner)
04 Into The Woods
05 Skate (feat. Saint Sinner)
06 For How Long (feat. Saint Sinner)
07 No Stress (feat. Saint Sinner)
08 Weather

IN BREVE: 2,5/5

Nasco a S. Giorgio a Cremano (sì, come Troisi) nel 1989. Cresco e vivo da sempre a Napoli, nel suo centro storico denso di Storia e di storie. Prestato alla legge per professione, dedicato al calcio e alla musica per passione e ossessione.