Home RECENSIONI Weezer – OK Human

Weezer – OK Human

OK Human è l’ennesimo delirante ed energico lavoro in studio targato Weezer. Una delle band storiche sul panorama indie/alternative rock. Su ogni nuovo disco troviamo un’infinità di riff dal tiro graffiante anni ‘90, avvolti dalla voce inconfondibile di Rivers Cuomo, che tratta con grande stile testi ironici e particolari. L’album viene prodotto dall’etichetta Atlantic,nel soundtroviamoun cambio di rotta definitivo per la band americana, sulle strutture più sofisticate e complesse. L’uscita è stata rinviata di un anno a causa della pandemia e di vari altri problemi, ed è ispirato a “OK Computer”, l’opera teatrale dei Radiohead del 1997.

Nel primo singolo All My Favorite Songs, che apre questo nuovo lavoro, ascoltiamo una cantilena che arriva da lontano, mentre sul timbro vintage delle chitarre si incastra la linea vocale pulita. Una buona apertura che lascia un grande gusto sonoro, con la composizione che viene infine impreziosita da violini dissonanti in sottofondo. Segue Aloo Gobi, una take allegra e spensierata, che viaggia leggera e in equilibrio su una corda invisibile alla ricerca di giorni felici. Grapes Of Wrath spinge il groove diretto del brano su un violino distorto, che va al passo con il ritornello contagioso e commerciale, una sinfonia orecchiabile si innalza nell’atmosfera come una grande orchestra.

Sulle note di Numbers c’è una grande maturità da parte della band, nonostante il giro monotono risulta una delle composizioni migliori di questo disco e sono tante le influenze beatlesiane. Il pianoforte sensibile invece si trova a suo agio in Playing My Piano, ci lasciamo andare alle parole incantevoli di Rivers, cariche di emozioni dal forte significato personale. Il breve intermezzo di Mirror Image, stile “Carry The Weight” brano immortale dei Beatles, si collega a Screens, altra traccia lineare e diretta con uno stile punk rock. Su Bird With A Broken Wing viene inserita una base elettropop su un tappeto psichedelico dalla struttura godibile.

Dead Roses gioca su una linea sperimentale carica di spunti nuovi che la band per la prima volta si trova ad affrontare, una novità assoluta arricchita dai loop dissonanti delle due chitarre e una ritmica preziosa. Arrivando alla fine un altro brano molto particolare è Here Comes The Rain, qui l’intro è influenzato da Elton John e porta indietro nel tempo su qualcosa di dolce, che racconta una storia d’infanzia. Chiudiamo con La Brea Tar Pits, una suite splendida, completata da un testo surreale su uno schema geniale, che innalza i nostri cuori in un mondo nuovo.

Se si registra l’intero percorso negli Abbey Road Studios di Liverpool, è evidente che si riporta alla luce qualcosa di storico e mai dimenticato. Il grande lavoro per la band di Los Angeles è un’insieme di arcobaleni dolci e incredibili, che vengono trascinati da una sensazione nuova e eccellente.

(2021, Atlantic)

01 All My Favorite Songs
02 Aloo Gobi
03 Grapes Of Wrath
04 Numbers
05 Playing My Piano
06 Mirror Image
07 Screens
08 Bird With A Broken Wing
09 Dead Roses
10 Everything Happens For A Reason
11 Here Comes The Rain
12 La Brea Tar Pits

IN BREVE: 4/5

Musicista versatile da molti anni e bassista in diverse band abruzzesi, appassionato di musica, cinema e tutto quello che è arte.