Home LIVE REPORT Pearl Jam – 17/09/2006 – Milano – Datch Forum

Pearl Jam – 17/09/2006 – Milano – Datch Forum

Già all’ingresso del Datch Forum la tensione che percorre i nervi degli accorsi per questa terza tappa (di cinque) del mini tour italiano dei Pearl Jam è palpabile. Un non so che di elettrico, di suspense mista a frenesia, circonda ciascuno di coloro che si accingono a prendere parte a quello che si preannuncia essere un vero e proprio evento. Presto, molto presto (non sono neanche le 20), i My Morning Jacket salgono sul palco per dare il benvenuto al pubblico, intrattenendolo piacevolmente per 45 minuti abbondanti, giusto il tempo per far traboccare la location milanese in ogni ordine di posti. La posizione conquistata, a dire il vero senza troppa fatica, nel parterre consente una visuale che definire ottima è poco, tutto è perfetto, mancano solo loro. Sono le 21.15 quando le luci si spengono e l’intro Master/Slave dà inizio alle danze. Senza proferire parola i Pearl Jam si appropriano ognuno della propria postazione sul palco, lanciandosi in una apertura al fulmicotone affidata a GoLast ExitSave YouWorld Wide SuicideCorduroySevered Hand. Dopo appena sei brani i Pearl Jam hanno già attraversato in lungo e in largo gran parte della loro carriera, il pubblico è in delirio, e l’esaltazione aumenta in modo esponenziale quando Eddie Vedder decide che è arrivato il momento di rivolgersi direttamente ai presenti in un più che discreto italiano: Buonasera, state tutti bene? Vogliamo fare un brindisi alla salute di tutti i nostri fans italiani! Sono passati sei lunghi anni, ma vi abbiamo pensato tutto il tempo. E’ un sogno essere ritornati al Forum, qui a Milano. Grazie di averci fatto venire. Parte Unemployable, tratta dall’ultimo album omonimo, e i minuti che seguono sono di quelli che non si dimenticano facilmente: una annacquata Even Flow mette in luce un Matt Cameron in forma strepitosa che si diverte in un assolo di batteria magistrale, Eddie dà il meglio di se in I Am Mine e nella dolcissima Man Of The Hour, comunicando poi che il pezzo che la band sta per eseguire è stato scritto in Italia. E’ così la volta di M.F.C.; qualche attimo di pausa e le prime note di uno dei classici dei Pearl Jam fanno capolino: Daughter viene accompagnata in ogni secondo della sua esecuzione dal coro del pubblico, che segue a ritmo i vocalizzi di Vedder. La coda vocale di “Daughter” si trasforma in breve in Another Brick in the Wall Part 2 dei Pink Floyd (con Eddie che cambia una strofa in “President Bush leave this world alone”), per la gioia dei fan che non smettono un attimo di assecondare Eddie. Faithfull precede l’ultimo singolo Comatose, annunciato da Eddie a gran voce.L’ultimo spezzone del set viene affidato a quel capolavoro che è State Of Love And Trust, durante il quale tutto il parterre si muove freneticamente come fosse una sola persona, ed a Why Go, altra perla estratta dall’album d’esordio dei Pearl Jam ormai “vecchio” di ben quindici anni. Eddie e i suoi lasciano così il palco fra gli applausi. Una manciata di minuti dopo è il solo Vedder a fare ritorno e leggendo su un foglio annuncia: Questa canzone la dedico all’amore della mia vita e madre della mia bambina, che ho conosciuto nella bella Milano sei anni fa; è così Picture In A Frame, cover di Tom Waits eseguita da Eddie in solitario, ad aprire il primo encore della serata, seguita da un altro brano del nuovo album, Parachutes. Quello che succede a questo punto è semplicemente uno dei momenti più belli della vita “concertistica” di chi vi scrive nonché, c’è da scommetterci, di quella di molti dei presenti: i primi accordi di Black lanciano Vedder in una performance dall’altissimo tasso emotivo, il pubblico non smette per un millesimo di secondo di cantare, Eddie stesso si commuove guardando quella massa informe prendere le sembianze di un suo brano, con quel paio di minuti di coro finale in cui la sinergia tra frontman e fan raggiunge il picco dell’intera esibizione. Ci si gira intorno, roteando come canta Eddie nella canzone, e non si fatica a scorgere qua e la qualche occhio lucido e ragazzi abbracciati l’uno all’altro. La commozione continua con la superba esecuzione di Crazy Mary, cover di Victoria Williams eseguita frequentemente live dalla band. Il finale del bis è da brividi, vengono eseguiti in sequenza i brani che a giusto titolo possono essere considerati i due inni della band. Eddie leggendo un altro dei suoi fogli: Mentre eravamo in tour negli Stati Uniti ci siamo svegliati dopo un concerto guardando la finale della Coppa del Mondo… ci vogliamo congratulare con voi per avere la miglior squadra del mondo… this is for you!. E’ il giro di chitarra di Given To Fly ad impadronirsi quindi dei presenti, che si riprendono appena per poi rituffarsi in Alive. Mike McCready si dimena sul palco come un ragazzino alle prime armi, inondando il palazzetto coi suoi riff, e Vedder canta a squarciagola. I Pearl Jam abbandonano nuovamente il palco. Prima del secondo encore Eddie ha ancora voglia di interagire col pubblico: Vi devo dire che in 15 anni di concerti dal vivo Milano ha il pubblico che canta meglio. Un boato accompagna così Do The Evolution, durante la quale ci si sposta inconsapevolmente di metri e metri tanto è la foga del pogo e dello scuotimento. Big Wave e la superba Leash precedono il gran finale: le luci del Forum si accendono, dando il via a Rockin’ in the Free World, la cover di Neil Young entrata ormai di diritto nel repertorio live dei Pearl Jam. L’esecuzione è stupenda, al pari di quella di Yellow Ledbetter, pezzo più volte scelto dalla band per la chiusura. Ed anche stavolta è così. McCready distribuisce le ultime lente schitarrate, Eddie si rivolge un’ultima volta al pubblico (”Grazie mille, io vi amo! Noi vi amiamo! Peace”), Ament e Gossard si uniscono a Cameron che ha nel frattempo abbandonato le pelli, ed insieme la band saluta definitivamente il pubblico del Forum. Uscendo dal palazzetto i commenti della gente sono di esaltazione e totale ammirazione, nessuno avrebbe mai voluto che fosse posta la parola fine ad un simile coacervo di emozioni, tutti sono consapevoli di aver fatto la (propria) storia.

SETLIST: Go – Last Exit – Save You – World Wide Suicide – Corduroy – Severed Hand – Unemployable – Even Flow – I Am Mine – Man Of The Hour – M.F.C. – Daughter/Another Brick in the Wall Part 2 – Faithful – Comatose – State of Love and Trust – Why Go —bis 1— Picture In A Frame – Parachutes – Black – Crazy Mary – Given To Fly – Alive —bis 2— Do The Evolution – Big Wave – Leash – Rockin’ in the Free World – Yellow Ledbetter

A cura di Emanuele Brunetto