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Amanda Palmer – Theatre Is Evil

Avete un’idea interessante ma non sapete come metterla a frutto? Vi serve un bel gruzzolo per avviare la vostra attività? Mrs. Amanda Palmer è qui per voi. Affidatele il ramo marketing della nascente impresa e il gioco è fatto: raccoglierà circa un milione di dollari e ogni progetto potrà andare in porto. Sembra uno scherzo – per il semplice fatto che purtroppo per voi non potete assumerla – ma non lo è, ha messo in piedi un’operazione del genere per se stessa ed è stato un successo sotto tutti i punti di vista. La Palmer aveva bisogno di venir fuori dal loop artistico in cui s’era ficcata negli ultimi anni con un paio d’album non proprio convincenti (l’ep di cover dei Radiohead rifatte con l’ukulele e “Amanda Palmer Goes Down Under”), di trovare gli spunti giusti per riemergere. E ne ha trovati ben due: il primo è rappresentato proprio dall’essersi affidata alla piattaforma di crowdfinding Kickstarter e al suo enorme appeal sul web. In qualche mese i fan hanno raccolto molto più (per l’appunto, un milione di dollari) del denaro necessario all’incisione di questo Theatre Is Evil. E poi, ovviamente, doveva anche reperire le motivazioni artistiche per far sì che l’investimento dei suoi fan non si disperdesse nel nulla. Energie pescate nella Grand Theft Orchestra, combo fatto da tre polistrumentisti che l’hanno accompagnata nella stesura del lavoro. Il risultato è un album che fa riacquistare alla Palmer il piglio rock di una band vera e propria, piglio che le mancava dagli episodi più punk a firma Dresden Dolls. Brani come Smile (Pictures Or It Didn’t Happen), ricca di distorsioni, The Killing TypeWant It Back o la conclusiva Olly Olly Oxen Free mettono in chiaro come Amanda abbia tutte le carte in regola per essere anche una rockstar in senso stretto e non soltanto una fantastica performer. Nonostante in certi episodi il pianoforte – ovvero lo strumento principe della Palmer – venga messo in disparte, non mancano gli agganci al passato cabarettistico: Trout Heart Replica, Bottom Feeder, The Bed Song e Berlin sono infatti ballatone tutte piano e virtuosismi canori che potevano tranquillamente rientrare tanto nei lavori a firma Dresden Dolls quanto nell’esordio da solista “Who Killed Amanda Palmer”. Se proprio vogliamo andare a cercare il pelo nell’uovo, l’album è forse eccessivamente lungo, qualche traccia in meno l’avrebbe reso più compatto. Ma sono inezie, queste, per un lavoro molto interessante che ci restituisce un’artista trasversale e in forma smagliante.

(2012, 8 Ft.)

01 Meow Meow Introduces The Grand Theft Orchestra
02 Smile (Pictures Or It Didn’t Happen)
03 The Killing Type
04 Do It With A Rockstar
05 Want It Back
06 Grown Man Cry
07 Trout Heart Replica
08 A Grand Theft Intermission
09 Lost
10 Bottomfeder
11 The Bed Song
12 Massachusetts Avenue
13 Melody Dean
14 Berlin
15 Olly Olly Oxen Free

A cura di Emanuele Brunetto