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Baustelle – Elvis

I Baustelle sono sempre stati sul cazzo a tanta gente. Per chi scrive, sinceramente, è un mistero. Tra le ragioni più gettonate le seguenti: sono i cloni meno ispirati dei Pulp; lui (figurati se conoscono il nome) è stonato; sono degli insopportabili hipster; i testi di Bianconi (questi sì, lo ricordano il nome) sono forzatamente intellettuali; hanno costruito una carriera su un riff che nemmeno è loro. E chi più ne ha più ne metta. Al ventisettesimo anno di attività e al nono album, tuttavia, la band di Montepulciano continua a raccogliere consensi, attraversare generazioni e creare nuove hit come nessuno, fra i colleghi dediti al cosiddetto indie pop, ha saputo fare in Italia. E questo è un dato.

Un altro dato, con poche obiezioni in merito a quanto pare, è che Elvis segna una piccola rinascita per un nucleo quasi sull’orlo dello scioglimento e reduce dal peggior disco in carriera (“L’amore e la violenza vol.2”, nell’ormai lontano 2018). Una rinascita più che mai, forse inaspettatamente, elettrica. Rivoluzionata la formazione che li aveva accompagnati per lungo tempo, infatti, Bianconi-Bastreghi-Brasini danno alle stampe un’opera essenzialmente rock in cui i pezzi riusciti, e questo è ancora un altro dato, sono decisamente superiori ai superflui.

Il sipario si apre sull’accoppiata Andiamo ai rave/Contro il mondo: due brani che compariranno probabilmente a lungo nei live, specie il secondo. È chiaro già da qui che i momenti migliori, in generale, sono legati alle accelerazioni non estemporanee. In particolare la successione Los Angeles, Betabloccanti cimiteriali blues, Gran Brianza lapdance asso di cuori stripping club segna il cuore pulsante del long play, il punto più ispirato e insieme adrenalinico. Ma tutte le tracce, con le sole eccezioni forse di Jackie e della conclusiva Cuore, dicono la loro in modo armonioso e piazzato.

Si sa: l’Italia è un popolo di santi, poeti, navigatori ed esterofili. Eppur ci sarebbe solo da esser fieri di un gruppo sulla piazza da più d’un quarto di secolo che ha sempre cercato di interpretare (e fare interpretare) un genere in modo elegante, onesto, nazionale ma non provinciale. Che i Baustelle vadano avanti è una buona notizia, per tutti. Anche per quelli, bontà loro, a cui sono sempre stati sul cazzo.

— 2023 | BMG —

IN BREVE: 3,5/5