
Abbiamo imparato a conosce i canadesi BIG|BRAVE come una formazione imprevedibile, sempre intenti a rimasticare e poi sputare fuori un bolo fatto principalmente di doom (tantissimo doom, a voler essere precisi) e shoegaze (moltissimo shoegaze, di quello più deflagrante), ma poi anche di noise durissimo, drone spezzaossa e una propensione costante al rumore più cupo. La loro imprevedibilità, però, giunge al culmine in questo 2025 con la pubblicazione di OST, un lavoro che, com’è piuttosto intuitivo comprendere già dal suo titolo, è una colonna sonora. O meglio, vorrebbe essere una colonna sonora, visto che il film su cui verrà appiccicata sopra non esiste ancora. Strano? Certo che sì, ma non è certo il primo caso nella storia della musica in cui ciò accade, basti pensare al lavoro del regista − nonché musicista − John Carpenter.
Toccherà a Stacy Lee, regista e visual artist con cui i BIG|BRAVE hanno già lavorato in passato, prendere spunto in piena libertà dalle indicazioni sonore della band per far sì che delle immagini si leghino al disco. E di che natura sono le indicazioni emanate dai BIG|BRAVE? Innanzitutto la peculiarità dell’intero disco, che sta nell’essere costruito tutto intorno al The Instrument, uno strumento a corde che non esiste(va), in quanto creato personalmente dal chitarrista Mathieu Ball con i resti di un vecchio pianoforte. Il suono che viene fuori da The Instrument è horrorifico, una sorta di sibilo da fine del mondo che accompagna la quasi totalità dei quarantacinque minuti del disco, una tracklist in cui le otto tracce non hanno veri e propri titoli ma sono tutte delle innominate numerate progressivamente, il che rende ancora più opprimente l’ascolto.
La forma canzone, che i BIG|BRAVE erano già soliti prendere a manganellate, in “OST” non esiste affatto. Siamo piuttosto al cospetto di una lunga, tetra improvvisazione in cui la band si perde in ricami e incastri vari ed eventuali, con The Instrument in primo piano e a corollario sintetizzatori, piano, un po’ di chitarra elettrica e qualche vocalizzo di Robin Wattie che più che cantare emette dei suoni d’accompagnamento, quasi si trattasse di un altro strumento fra gli strumenti. Il risultato è cinematico, come da programma, ma è chiaro come niente di allegro o luminoso possa essere associato a una proposta del genere, che si tratti di un horror, di un noir, di un documentario sulla bomba atomica o più verosimilmente di un pauroso viaggio nell’ignoto dello spazio. In ciascuna di queste eventualità, ennesima prova di bravura dei BIG|BRAVE.
2025 | Thrill Jockey
IN BREVE: 3,5/5