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Blondie – Pollinator

È innegabile come certi artisti ricoprano un ruolo speciale nell’immaginario comune alle generazioni successive, a prescindere dalla costanza della loro produzione e dal valore della stessa. Debbie Harry e i suoi Blondie, nonostante dal vivo ormai stentino e su disco non facciano più faville, resteranno per tutti e per sempre quelli della New York underground degli anni ’70, quelli che bazzicavano il CBGB, che condividevano festini e palchi con Ramones e compagnia bella.

Ed è per questo (oltre che, immaginiamo, per questioni discografiche in cui preferiamo non addentrarci) che non appena Debbie schiocca le dita tutto un manipolo di giovinastri e meno giovinastri scatta a prestare i propri servigi. In questo Pollinator, undicesimo lavoro in studio dei Blondie, le collaborazioni sono davvero tante e disparate: andando in ordine nella tracklist abbiamo il featuring di Joan Jett nell’opener Doom Or Destiny, Dev Hynes aka Blood Orange alla scrittura di Long Time, Dave Sitek dei TV On The Radio per il singolo Fun, Johnny Marr in The Monster, Sia in Best Day Ever che vanta anche l’apporto di Nick Valensi degli Strokes alla chitarra, Charlie XCX in Gravity, The Gregory Brothers in When I Gave Up On You e per finire niente poco di meno che Laurie Anderson nella hidden track Tonight (scritta anch’essa da Charlie XCX). Insomma, un parterre de rois che farebbe impallidire qualsiasi altro disco al confronto.

Che ci mettono i Blondie di loro? Lo stile, ineguagliabile e incredibilmente riconoscibile (anche se Long Time fa fin troppo il verso al classicone “Heart Of Glass”), e soprattutto il consueto miscuglio di disco music e pop d’autore che ne ha segnato il dirompente successo nella loro età d’oro. Debbie Harry sa ancora come farsi valere e almeno in una manciata di episodi (Already Naked, My Monster e Fragments, cover di an Unkindness) pare davvero non aver subito il trascorrere del tempo.

E allora il senso di un album come “Pollinator” sta forse tutto nel suo titolo (letteralmente “impollinatore”), metafora di una band che nel suo primo storico decennio d’attività ha piantato semi che negli anni a seguire hanno attecchito come pochi altri. Poco importa se per loro un nuovo disco, nel 2017, è più una scusa per mantenersi attivi e freschi che per smuovere qualcosa.

(2017, BMG)

01 Doom Or Destiny
02 Long Time
03 Already Naked
04 Fun
05 My Monster
06 Best Day Ever
07 Gravity
08 When I Gave Up On You
09 Love Level
10 Too Much
11 Fragments
12 Tonight (hidden track)

IN BREVE: 3/5