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Boygenius – The Record

Il cantautorato statunitense femminile vive da qualche tempo un periodo florido ed ha il merito di aver contribuito in maniera sostanziale all’assottigliamento del confine tra scena indie e mainstream. Queste ultime non rappresentano più – soltanto – due modi di declinare la visione musicale dell’artista/gruppo di turno, bensì una prospettiva, un punto di arrivo, in cui coesistono due anime: quella più venale volta a raggiungere la fama e il successo e quella più romantica del racconto delle proprie storie a più persone possibile.

In Phoebe Bridgers, Julien Baker e Lucy Dacus la seconda è più accentuata della prima. In questo panorama rappresentano l’ala più indie, che nasce intimista ma allo stesso tempo ha l’attitudine ad essere incendiaria; infatti, hanno un approccio slacker e lo-fi ma contemporaneamente ambiscono a grandi palchi cercando di mantenere intatto il proprio DNA. Sono affiatate e il sodalizio funziona sia nella scrittura sia nella scelta della proposta sonora. Le anime delle tre si intersecano perfettamente: la potenza delle linee vocali della Baker, le traiettorie melodiche disegnate dalla Bridgers e la scrittura intrisa di intimità della Dacus sono i punti di forza di questo sodalizio artistico.

È evidente che hanno le idee chiare: irridere l’establishment ma senza rinunciare al loro lato emotivo. Lo avevano già dimostrato nell’omonimo EP del 2018, pubblicato con la Matador, in cui si destreggiavano tra power pop ricco di riverberi e folk più acustico ma non privo di melodia. Per il primo full lenght, invece, hanno suscitato l’interesse di una major, la Interscope, che le ha messe sotto contratto, dimostrando quanto detto in apertura, ossia quanto sia labile il confine tra dimensione indie e mainstream. La registrazione del disco è avvenuta negli Shangri-La Studios di Malibú, in California, circa un anno fa (Gennaio 2022) ed ha visto le tre artiste curare ogni minimo dettaglio: dalla scrittura dei testi agli arrangiamenti, financo alla produzione.

The Record è un completamento dell’EP d’esordio e la scrittura collettiva è stata fondamentale nella stesura dei pezzi: il tutto è partito dalla condivisione di bozze di propri leitmotiv da cui poi si sono originati i dodici brani. Il disco si apre con una intro in senso proprio, Without You Without Them, che è un pezzo a cappella cantato da tutte e tre ed è un manifesto d’amore incondizionato chiaro negli intenti: è l’invito a ricordarci che l’esistenza è condivisione e non futile solipsismo. Poi c’è il terzetto $20, Emily I’m Sorry e True Blue – su cui peraltro è stato girato il cortometraggio di Kirsten Stewart uscito in contemporanea con il disco – in cui si ravvisa la cifra specifica di ognuna: la prima, a firma Baker, ha un sound che celebra l’incontro tra puro indie rock ed echi alt/emo – formula che tornerà anche in Satanist, ad esempio – la seconda è una ballad in puro stile Bridgers con le melodie del ritornello  immancabilmente catchy; nella terza, invece, si è in presenza dell’estro scrittorio della Dacus nella sua veste più malinconica.

Cool About It, con il suo banjo in evidenza, paga un evidente tributo a “Graceland” di Paul Simon declinato alla maniera di Sufjan Stevens. In Not Strong Enough, pezzo sintetico ed elettrico al tempo stesso, a dominare è il senso di inadeguatezza presente nelle relazioni sbilanciate. Se con Leonard Cohen, evidente tributo al cantautore canadese, il folk più acustico primeggia, con Anti-Curse siamo in presenza del pezzo più granitico e alternative del disco, con distorsioni e accelerate molto tirate che accompagnano l’esperienza quasi fatale che capitò alla Baker qualche anno fa sulla spiaggia di Malibú.

La conclusione è affidata alle melodie ben costruite di Letter To An Old Poet, in cui viene narrata la presa di coscienza di una relazione tossica e il suo complicato ma necessario distacco. “The Record” è un disco contemporaneo perché parla di quotidianità – della loro, certo, ma non così distante dalla nostra – ma suona anche quotidiano, è intimo ma efficace nella scelta dei suoni perché ammalia l’ascoltatore ma non lo irretisce, lo fa sentire al sicuro. Insomma, le ragazze stanno bene!

— 2023 | Interscope —

IN BREVE: 4/5

Nasco a S. Giorgio a Cremano (sì, come Troisi) nel 1989. Cresco e vivo da sempre a Napoli, nel suo centro storico denso di Storia e di storie. Prestato alla legge per professione, dedicato al calcio e alla musica per passione e ossessione.