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Disappears – Irreal

irrealSe c’è un aspetto che ha sempre avuto la meglio nella proposta sonora dei Disappears è la sperimentazione. Non hanno mai scelto di rinchiudersi in uno schema definito, fosse esso math, noise, post punk, kraut o qualsiasi altro genere sia mai stato accostato al loro nome. Giunti al quinto lavoro in studio, però, sembrano essere riusciti a dipingere definitivamente una tela che li rappresenti appieno, perché Irreal ha al suo interno un po’ tutto il repertorio della band di base a Chicago.

La costante geometria delle strutture, le ossessive trame ritmiche (Halcyon Days) che fanno il paio con le lugubri parole pronunciate da Brian Case, il metallico incedere industriale (Integration), i soffocanti fumi dark wave che invadono l’aria tutt’intorno (la title track), i droni secchissimi che lacerano i timpani (Mist Rites), i feedback catartici (Another Thought), la destrutturazione della forma canzone (I _ O, OUD), la caduta libera nei meandri della psiche umana (Navigating The Void).

I Disappears di “Irreal” sono il rumorismo degli Swans che incontra il synth pop di Cold Cave, il tutto sotto l’egida matematica del maestro Steve Albini (non a caso è negli studi Electrical Audio di sua proprietà che è stato registrato il disco). Di non facile assorbimento, è chiaro, “Irreal” è un lavoro senza mezze misure, prendere o lasciare.

(2015, Kranky)

01 Integration
02 I _ O
03 Another Thought
04 Irreal
05 OUD
06 Halcyon Days
07 Mist Rites
08 Navigating The Void

IN BREVE: 3/5