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Flaming Lips – Oczy Mlody

In molti, e da molto tempo, pensano che Wayne Coyne si sia bevuto il cervello. Over 50, recentemente separatosi dalla compagna, Wayne è stato spesso visto in giro, coperto di brillantina, al fianco niente meno che di Miley Cyrus, per la quale ha prodotto un folle album intitolato “Miley Cyrus & Her Dead Petz”. Non contento ha prodotto anche un pezzo per Ke$ha – avevano registrato un album intero, ma il fantomatico Dr. Luke ne ha impedito l’uscita.

Le ultime uscite dei Lips sono state il miscuglio/guazzabuglio pieno di collaboratori vip che altro non era che una riproduzione pezzo per pezzo del “Sgt. Pepper’s” dei Beatles e il sopraccitato “Her Dead Petz”. I tabloid lo vedono protagonista poco meno di Kanye West, con liti, feud, report di Miley che gli manda foto mentre fa pipì… cose così. Insomma, chiunque a questo punto volesse dire “questo s’è giocato il cranio a briscola”, all’apparenza potrebbe anche avere ragione. All’apparenza. Perchè Coyne starà magari passando una crisi di mezz’età, ma alla fin fine dovete uscirci insieme o ascoltare ciò che produce?

Oczy Mlody (una frase presa a caso da un libro polacco che Coyne “leggeva”… indovinato, non sa una parola di polacco) riprende da dove avevamo lasciato i Flaming Lips, ovvero con il cupo, rumoroso, soffocante “The Terror” (2013), psichedelia e sintetizzatori nell’album della separazione (e della ricaduta nella dipendenza dalla droga per Steven Drozd). Qui l’atmosfera è cupa, a tratti senza speranza (“White trash rednecks, earthworms eat the ground / Legalize it, every drug right now / Are you with with us or are you burnin’ out?”), ma non è violenta. Non è rumorosa. È avvolgente, è quasi confortante. È buio, ma è il buio del tuo letto, con gli occhi chiusi, completamente fuso, mentre immagini ogni genere di mostro psichedelico. “Un misto tra Syd Barrett e A$AP Rocky”, l’ha descritto Coyne prima della pubblicazione: ascoltando Galaxy I Sink è assai difficile dargli torto.

È un mondo di fate, unicorni e rane con gli occhi di demonio, quello che descrive Coyne, un mondo buio, di paranoia e violenza, ed è un mondo che non ti accoglie nell’immediato, al primo ascolto. È un mondo che necessita di pazienza come i grandi dischi di un tempo, nel quale gli unici appigli immediati sono How?? e The Castle. È il mondo, dicevamo, fatto di paure sotto le coperte, e le paure sotto le coperte passano presto (i tagli di luce che squarciano il buio sono diversi, a differenza che in “The Terror”) e che alla fine trovano conforto e rassicurazione in We A Famly, con la Cyrus che dimostra che sarà pure figa come una velina, sarà esibizionista, sarà una fattona, ma il suo porco lavoro lo fa, in questo caso, in maniera superba.

È un buon album, “Oczy Mlody” (“occhi di giovane”), molto buono, ma questo non è un granché di scoop. Non è uno scoop che Wayne Coyne e i Flaming Lips siano dei freak, lo sono sempre stati. Lo scoop, la novità, è che dopo tanti anni i Flaming Lips sono tornati in gioco, nel gioco dei più grandi.

(2017, Bella Union)

01 Oczy Mlody
02 How??
03 There Should Be Unicorns
04 Sunrise (Eyes Of The Young)
05 Nigdy Nie (Never No)
06 Galaxy I Sink
07 One Night While Hunting For Faeries And Witches And Wizards To Kill
08 Do Glowy
09 Listening To The Frogs With Demon Eyes
10 The Castle
11 Almost Home (Blisko Domu)
12 We A Famly

IN BREVE: 4/5

Reverendo Dudeista, collezionista ossessivo compulsivo, avvocato fallito, musicista fallito. Ha vissuto cento vite, nessuna delle quali interessante. Scrive per Il Cibicida da un numero imprecisato di anni che sarebbe precisato se solo sapesse contare.