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His Electro Blue Voice – Ruthless Sperm

HisElectroBlueVoice_RuthlessSperm_LPJacketFINALProbabile – per non dire certo – che se avessero inciso questo loro debutto per una qualsiasi indipendente italiana, i comaschi His Electro Blue Voice avrebbero ottenuto meno della metà delle recensioni che invece li vedono protagonisti, oltre che un’attenzione praticamente nulla fuori dai nostri confini. Questo per dire che, spesso, entrare nelle grazie di un’etichetta di culto come la Sub Pop può rivelarsi utile tanto quanto avere il sacro fuoco dell’arte bell’accesso dentro.

Se poi a tutto ciò s’aggiunge anche un lavoro del livello di Ruthless Sperm, i conti tornano che neanche alla NASA (giusto per rimanere negli U.S.A.). Nel titolo dell’album c’è un po’ l’essenza stessa della band: la primordialità dello sperma e la spietatezza di un sound malato fino al midollo. E no, non soltanto perché uno dei brani della tracklist s’intitola Tumor ed è un coacervo di urla e chitarre defibrillate.

I trentatré minuti di durata del lavoro altro non sono che una soffocante immersione in quel paludoso lago fatto da tutto il rock più scuro mai sgorgato dal pianeta Terra: l’iniziale Death Climb è il pegno che il trio paga al post-hardcore, mentre Split Dirt è una lunga cavalcata di otto minuti tutta distorsioni e drumming post-punk coi Joy Division – sempre loro – dietro l’angolo. Sea Bug coi suoi arpeggi chitarristici chiaramente dark wave, The Path in cui vengono fuori i primi Bauhaus e Born Tired completano il citazionismo post-tutto prima della conclusiva Red Earth: un’elegia di sette minuti in cui la claustrofobia si fa ammorbante, come se Nick Cave si fosse rinchiuso a comporre nuovi brani sul fondo di una caverna.

Non è roba nuova questo “Ruthless Sperm” (esordio arrivato dopo una serie di EP) e non saranno gli His Electro Blue Voice a salvare le sorti sempre in bilico del futuro del rock, ma è chiaro che in Italia qualcosa di importante si muove ancora e che con un po’ di sforzo si può riuscire ad essere competitivi anche a livello globale. Il problema è che ad accorgersene sono sempre gli altri, quelli coi due oceani, quelli che mangiano hamburger ed hot dog.

(2013, Sub Pop)

01 Death Climb
02 Spit Dirt
03 Sea Bug
04 Tumor
05 The Path
06 Born Tired
07 Red Earth