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Vasco Brondi – Paesaggio dopo la battaglia

Quello che deve fare un artista: prendere muri in faccia, respirare l’aria pesante, attraversare strade crepitanti di pioggia, attendere l’alba, il bagliore, divorare l’universo. Questo deve fare un artista. E poi rimestare tutto. E farci una canzone. Vasco Brondi è un artista. Un giovane uomo, una spugna giovane. Che nell’anno orribile della pandemia non poteva che scrivere un disco. Perché è quello che fa un artista. Paesaggio dopo la battaglia si presenta con una foto di Luigi Ghirri in copertina: una Fiat Panda s’una strada di campagna è sovrastata tra nuvole di tempesta da un lato e da un altro spicchio di cielo in apertura verso il sereno. Contrapposizione perfetta per questo pugno di canzoni di Vasco alla prima pubblicazione intitolata a suo nome e non al moniker Le Luci della Centrale Elettrica.

È il paesaggio italiano dopo la battaglia questo: scenari di rinascita, ma inquietudini conficcate nello stomaco. Voglia di rinascita, necessità di universo. Lo racconta Vasco in Città aperta. “Ci sarò sempre per te attraverso le ere cosmiche, da una vita all’altra, infrangendo leggi fisiche”, ritagli di umanità compromessa dall’assenza di contatto. A questo proposito Ci abbracciamo (in realtà scritta da Vasco qualche anno prima del buco nero del 2020) è una sorta di manifesto del mondo. “Quando ci abbracciamo non sappiamo più in che epoca siamo” – canta Vasco in una sorta di danza di Matisse pregna di tastiere ed elettronica. Filo rosso che continua anche nella conclusiva Il sentiero degli dei: “Cosa volevi, siamo lontani, sono saltati tutti i piani”.

“Paesaggio dopo la battaglia” è il disco più cantato di Vasco e forse anche il più suonato grazie alla collaborazione di una bella schiera di musicisti come Enrico Gabrielli, Rodrigo D’Erasmo, Asso Stefana, Mauro Refosco, Federico Dragogna, Extraliscio. Fiati, pianoforti, percussioni, fanfare. Un fumo colorato che viene fuori dalle macerie. L’apertura di polmoni della title track: “Italia benedetta, Italia maledetta, Italia solitaria, nel paesaggio dopo la battaglia” ci porta nei territori autorali di De Gregori ma forse anche di Goran Bregovic. Secchi colmi di candeggina, cieli stanchi, una luce che ti insegue nella corsa disperata. Luoghi che soffrono, che respirano, che si ribellano. In un delirio, in un ballo.

Un album di un giovane uomo in trasformazione in un mondo in trasformazione. Come quella generazione di soldati che a vent’anni si ritrovarono in una guerra con i denti da adolescente e i pensieri di vecchi in punto di morte. Chitarra nera è la resa dei conti di questi ex ragazzi. Con figli, senza figli, con un futuro, senza il presente. Muri in faccia, aria pesante, strade crepitanti di pioggia, ma con una nuova alba da inseguire perché “passerà, quest’ondata di merda passerà”.

(2021, Cara Catastrofe / Sony)

01 26000 giorni
02 Ci abbracciamo
03 Città aperta
04 Paesaggio dopo la battaglia
05 Mezza nuda
06 Due animali in una stanza
07 Adriatico
08 Luna crescente
09 Chitarra nera
10 Il sentiero degli Dei

IN BREVE: 4/5