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Zola Jesus – Taiga

taigaL’aspetto più affascinante che da sempre accompagna Zola Jesus è l’accostamento, voluto e ragionato, fra l’anima più oscura e quella commerciale di Nika, un po’ l’immaginario punto d’incontro fra i due grandi Paesi cui deve le proprie origini: Russia e Stati Uniti. Con “Conatus”, il precedente lavoro in studio (non considerando quel “Versions” dello scorso anno che conteneva esclusivamente riletture di vecchi brani), il progetto Zola Jesus era giunto alla perfetta sintesi di ciò. Questo Taiga, invece, scombina letteralmente le carte in tavola. Lasciando perplessi, bisogna ammetterlo.

Cosa è successo? Giusto per tenere ancora in piedi la metafora geografica, la Russia è venuta totalmente meno. Le undici tracce che compongono il disco soltanto in sporadici momenti (vedi la title track o Ego) richiamano la dimensione sepolcrale tanto nelle corde della Danilova nei precedenti capitoli della sua discografia. La vena gotica scompare del tutto, lasciando il progetto Zola Jesus come fosse zoppo e senza neanche una gruccia cui poggiarsi.

Il lavoro fatto in “Taiga” è un lavoro di sottrazione che finisce però per togliere all’album tanto del fascino che era lecito attendersi. Gran parte dei brani (su tutti il singolo Dangerous Days, ma anche Hunger o Lawless) sono vani tentativi di riciclarsi in qualcosa che senza pensarci troppo definiamo dance, con la non secondaria circostanza che né l’indole né – soprattutto – la voce di Nika sembrano adatte a ciò. E non aiuta affatto (anzi, ne accentua ancor più l’inidoneità) una produzione invero ricercata che, benché curi ogni cosa nel dettaglio, si perde nella macro area delle atmosfere.

L’evidente obiettivo di alleggerire la propria musica per renderla fruibile a un pubblico più vasto probabilmente verrà colto (anche se il rischio è che neanche ciò riesca, perché dopotutto il mainstream è ben altra cosa), ma a scapito di quella meravigliosa maschera nera indossata con nonchalance e che tanto bene aveva fatto alla reputazione underground di Zola Jesus. Né carne né pesce, “Taiga” potrebbe rivelarsi un dannatissimo passo falso.

(2014, Mute)

01 Taiga
02 Dangerous Days
03 Dust
04 Hunger
05 Go (Blank Sea)
06 Ego
07 Lawless
08 Nail
09 Long Way Down
10 Hollow
11 It’s Not Over

IN BREVE: 1,5/5