Home EXTRA Cesare Basile e gli altri italiani al Primavera 2018

Cesare Basile e gli altri italiani al Primavera 2018

Come se non fosse sufficiente l’infinito cartellone di artisti offerto dal Primavera Sound, da nove anni a Barcellona si svolge in contemporanea il parallelo Primavera Pro, definito dagli stessi organizzatori dell’evento catalano come “il punto di incontro globale per l’industria musicale attuale”. Dal 2010 infatti il Primavera Pro è stato sede di dibattiti e incontri tra professionisti ed esperti del settore musicale per trattare gli argomenti più disparati, dai suoni alla società: quest’anno, per esempio, si parlerà di femminismo e visibilità delle donne nel music business, del tema della censura e dei procedimenti penali contro alcuni artisti spagnoli con Amnesty International, ma anche della colonna sonora della serie “Stranger Things” con il producer Jlin e gli autori Kyle Dixon e Michael Stein, per un totale di quaranta attività e più di cento relatori. Ad arricchire le conferenze, al Primavera Pro non sono mai mancati i concerti di artisti, più o meno emergenti, accuratamente “prelevati” da ogni angolo del mondo, da Dublino alla Corea del Sud. Fin dalla prima edizione l’Italia è sempre stata rappresentata da nomi ricercati e mai scontati, come i Foxhound, Wrongonyou, gli LNRipley, C+C=Maxigross, Matilde Davoli, Shijo X e Altre di B. Quali compatrioti saranno presenti nell’edizione 2018? Quest’anno approdano a Barcellona artisti  dai sound divergenti che, se messi di fila, fanno sembrare il nostro un paese che non se la passa così male dal punto di vista della varietà musicale: ci saranno gli showcase esclusivi di Any Other, Popolous e dei Guano Padano. A questi si devono poi sommare gli unici due italiani presenti nella line-up vera e propria del Primavera, ovvero il dj techno Donato Dozzy e il cantautore siciliano Cesare Basile. Insomma, un bel campionario di vite e suoni dallo Stivale, il cui fil rouge potrebbe essere quello che ci ha suggerito lo stesso Basile, ovvero “la voglia di non morire di indie”.

Any Other è il progetto capitanato dalla giovane Adele Nigro, polistrumentista e compositrice che negli ultimi mesi è stata dietro ad alcuni dei lavori più interessanti e discussi del panorama alternative nostrano: ha prestato voce e idee ai dischi di Andrea Poggio, Myss Keta e Generic Animal, e segue Colapesce con chitarra e sax nel tour del suo ultimo disco “Infedele”. Con gli Any Other canta in inglese e ha un disco all’attivo, “Silently. Quietly. Going Away” del 2015.

Il producer dance Andrea Mangia aka Populous ormai è quasi più portoghese che pugliese, data una lunga permanenza a Lisbona che ha portato a uno dei lavori italiani maggiormente apprezzati dello scorso anno, “Azulejos”, album elettronico dal respiro internazionale in cui la cumbia offre un punto di partenza per la creazione di un sound personale e divertente, valido sia per le playlist sudamericane di zumba su Spotify che i club più raffinati d’Europa.

L’esperienza, frutto di una lunga carriera e innumerevoli collaborazioni, la portano i Guano Padano, trio da sempre immerso in una profonda fascinazione per le colonne sonore da film spaghetti western. Negli anni hanno saputo coinvolgere nei propri dischi gente come Mike Patton (con cui hanno registrato un intero album, “2” del 2012), ma anche Marc Ribot, Alessandro Alessandroni e membri dei Calexico. Certamente non nuovi ad esibirsi all’estero, porteranno a Barcellona un sound che, sebbene guardi ai deserti polverosi degli Stati Uniti, a partire da Ennio Morricone è divenuto un sinonimo di italianità quasi quanto i vocalizzi di Pavarotti.

Come accennato, Cesare Basile non sarà tra i panel del Primavera Pro, ma porterà alta la bandiera italiana nel festival catalano vero e proprio, più precisamente nella sera di venerdì 1 Giugno sull’Adidas Originals Stage, poco prima di Idles e degli ospiti fissi Shellac. Quando gli abbiamo chiesto come si trovasse nelle vesti di ambasciatore della musica italiana in un evento che raccoglie partecipanti da tutto il mondo, ha risposto “sinceramente non mi sento ambasciatore di nient’altro che me stesso, ma soprattutto non credo che la musica, e non solo la musica, abbia bisogno di caratterizzazioni nazionali d’appartenenza. Mi viene da pensare che i luoghi dell’arte siano i posti in cui tirarsi fuori dalle appartenenze, luoghi liberi, da attraversare col bagaglio della propria individualità mantenuto leggero”. Solo un anno fa è uscito il suo ultimo album “U fujutu su nesci chi fa?”, in dialetto siciliano, che sta ancora portando in giro per i club d’Italia, ma a Barcellona, dice, approfitterà per testare in pubblico un paio di brani nuovi. E parlando di dialetto, non teme problemi di comunicazione col pubblico presente al Parc del Fòrum, perché ”quando salgo sul palco con i Caminanti succede sempre qualcosa di unico e siamo noi a farlo succedere. La lingua, la musica, il racconto, passa tutto dalle nostre mani, sono le nostre mani a portare il significato della storia, anche se non capisci una parola di quello che canto”. Più di duecento artisti pronti a esibirsi, quattordici palchi e inevitabili sovrapposizioni di orario: alla domanda su quali saranno i concerti imperdibili del prossimo Primavera Sound, Cesare Basile risponde sicuro “Oumou Sangare, Charlotte Gainsbourg, Jane Birkin, Nick Cave”, anche se consiglia di prestare attenzione agli artisti scritti in piccolo nel cartellone, perché ”ce n’è sempre bisogno e sarebbe bello lasciarsi sorprendere”.