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Mitski – Puberty 2

puberty2Mitski Miyawaki è una cantautrice americana di origini giapponesi, anni venticinque, di stanza in quella meravigliosa città ch’è la Grande Mela. È giunta a Puberty 2, sua quarta e certamente più significativa opera, a due anni di distanza dal precedente “Bury Me At Makeout Creek” – già in odore di limpidissimo talento.

Una vita, come spesso capita, se non altro abbastanza movimentata. Nasce in terra nipponica, cresce in Africa, in Cina e in Turchia prima di approdare a New York per frequentare il college. Se non è una cittadina del mondo lei, sbarazziamoci in toto della definizione, estirpiamola adesso alla radice. Eppure, musicalmente, l’ormai adulta ragazza del Sol Levante ha catturato quasi soltanto la lezione americana di fine ventesimo secolo, affidandosi a un malinconico lo-fi con immancabili incursioni – ormai è il caso di non specificarlo più – in aree decisamente più pop ed electro. Con la testa, il cuore e i polpastrelli in direzione Weezer e PJ Harvey, Mitski scrive un album bellissimo e compatto, regalandosi un posto non indifferente tra le songwriter di nuova generazione.

Se resistete al dai e vai tra Fireworks e Your Best American Girl, quarta e quinta traccia del lotto, siete semplicemente più asciutti del Sahara. Una canzone perfetta, quest’ultima, per descrivere l’integrazione nel luogo simbolo dell’Occidente, attraverso l’apprendistato, fedelmente orientale, di usi e costumi originariamente non propri. Il tutto, of course, per amore: ”Tua madre non approverebbe il modo in cui mia madre mi ha cresciuta / Ma io lo approvo, finalmente lo approvo / E tu sei un perfetto ragazzo americano / Dunque credo di non poter non provare ad essere la tua perfetta ragazza americana”. La Nostra passa con nonchalance da brevi fiammate à la riot grrrl (My Body’s Made Of Crushed Little Stars, A Loving Feeling) a dolci ballad tra Sinead O’Connor e Beth Orton (Thursday Girl, Crack Baby), per chiudere con la spoglia grazia di A Burning Hill.

Con questa pregevole release per l’attentissima Dead Oceans, in buona sostanza, Mitski non raggiunge soltanto la vetta della sua lanciatissima – seppure giovane – carriera. Mette un timbro, col suo nome inciso, su undici brani che raccontano il suo tempo, la sua età, le stagioni dell’esistenza che forse, al contrario di quelle metereologiche, si delineano sempre più mezze e meno piene. Sempre più incerte, beffarde, sfumate. Sempre meno fredde, può darsi; ma di sicuro anche molto, molto meno calde.

(2016, Dead Oceans)

01 Happy
02 Dan The Dancer
03 Once More To See You
04 Fireworks
05 Your Best American Girl
06 I Bet On Losing Dogs
07 My Body’s Made Of Crushed Little Stars
08 Thursday Girl
09 A Loving Feeling
10 Crack Baby
11 A Burning Hill

IN BREVE: 3,5/5